La sensazione è piuttosto irreale. Percorri una lunga strada, indugi agli incroci, sbagli la direzione e tenti di orientarti, cerchi quel borgo di cui non trovi più la segnalazione, finalmente riprendi il tuo itinerario. Poi, stanco, decidi di accostare. Il tempo di togliere il piede dai pedali, allungare le braccia piegate dietro la testa. Ti giri e la tua piccola casa è dietro di te. Una sorta di infantile senso di protezione unito ad una matura necessità di libertà in viaggio.
La colonna sonora è un pezzo storico al quale un piccolo cambio di sintassi trasforma il ritornello nel nome del nostro camper.