sabato 8 maggio 2010

La mia Stralessandria 2010


Sono quasi le 20. Esco di casa per raggiungere la tradizionale manifestazione cittadina. Superata la soglia del privato entro nel mondo di fuori. E' un confine forte, non sempre si vuole che l'esterno superi la barriera ed entri nell'equilibrio intimo, così come spesso le questioni private non si vuole escano dal vetro sigillato delle finestre pigre ad aprirsi. La dualità è difesa, paura del confronto in tempi difficili.
Pochi giorni fa sono rientrato a casa nel bel mezzo di una dimostrazione di vendita ed ho osservato silenzioso, quasi da ospite, i riti collaudati da formazione multilevel. L'uomo non più giovanissimo esternava serietà impostata, la camicia stirata con cura da casa. la ragazza che lo aiutava a trasportare i grandi valigioni non parlava. I nostri e i suoi silenzi si compensavano ed interloquivano profondamente. Una volta andati via Mari mi ha chiesto cosa ne pensassi dell'aspirapolvere, io mi stavo chiedendo se la scelta di vendere porta a porta era un modo per arrotondare o l'effetto della perdita di un lavoro vero. Riflettevo se le condizioni, il luogo, la famiglia in cui ci si trova a nascere segnino irrevocabilmente tutto il resto, oppure se la propria volontà e caparbietà sia comunque capace di sconfinare dalla strada tracciata da un mesto destino. Mi accorgo di generare una inutile tristezza e dismetto i pensieri ad alta voce.
Sono quasi in piazza, mi sembra ci sia meno gente dell'anno scorso. Qualcuno ha rinunciato ad aprire i suoi portoni, chi lo ha fatto invece, poi si sentirà meglio, avrà scoperto che i gesti spontanei uniscono i simili e l'unione dei simili aiuta a vivere meglio.
Al momento della partenza mi guardo intorno e scopro che una folla allegra si è riversata d'improvviso verso il luogo di partenza. Lo sparo d'inizio fa scattare i volti in avanti e le silhouette dei multiformi profili paiono davvero tutte assomigliarsi.