Mari mi fa sapere che da oggi siamo ufficiamente proprietari di un camper.
Un vecchio Safariways su Fiat Ducato col quale scoprire l'Italia degli scorci e dei paesi o avventurarsi nella vecchia Europa della storia (almeno per iniziare) senza pianificare troppo fin dall'inizio. Un ipotesi troppo zingaresca e romantica della vita? Può darsi, soprattutto per due senza alcuna esperienza di genere, affascinati solo da una vaga idea di viaggio in libertà che hanno assecondato più un capriccio da sognatori che una ponderata scelta di acquisto. Eppure sento già forte la voglia di stipare pochi stracci e qualche provvista a bordo, accendere il fumoso motore diesel facendo tremare per qualche secondo la cabina, instradarsi a prudente e limitata velocità di crociera, far navigare il grosso piroscafo a ruote da un sosta all'altra con lo sguardo affamato ed il sorriso sulle labbra. Serve altro?
mercoledì 2 dicembre 2009
RV experience
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lunedì 30 novembre 2009
Citazioni
Devo essere sincero, non mi è mai capitato di essere in alcun modo influenzato da un libro. Mi interessa la lettura, certo, ma di lì a trasportare nella vita vera le finzioni, le fantasie, i pensieri inverosimili di scrittori al limite della normalità e della stravaganza, beh, assolutamente da escludere per quanto mi riguarda. D'altra parte ho poco tempo per le frivolezze in questi giorni di intensa attività da corsista.
Qualche giorno fa per errore ho immerso nell'acqua, insieme ad un impermeabile, il tesserino plastificato che porto appeso al taschino durante le lezioni e che serve da riconoscimento per i frequentatori. L'umidità penetrata ha reso la foto del mio volto completamente irriconoscibile e, poichè impossibile da estrarre, il solo tentativo di asciugatura peggiora gradualmente lo stato dell'immagine su carta. All'ennesimo commento di chi mi incontrava e notava incuriosito l'aberrazione ho risposto che in realtà la mia foto, provata dagli impegni del corso, invecchiava al posto mio mentre il mio volto restava completamente immune da qualsiasi condizione di stanchezza. Il composto imbarazzo rivelato dal mio interlocutore soddisfava al punto giusto la mia necessità di solitaria riflessione. Pochi minuti dopo durante una pausa accademica, chiacchierando con un collega fattosi notare fin dal primo giorno per il suo aspetto estremamente curato, il gusto modaiolo dell'abbigliamento ed il fisico da adolescente, scoprivo con stupore che aveva compiuto da appena un mese l'età di quarantadue anni. Non celando affatto la sorpresa tramutavo immediatamente il mio atteggiamento in quello di un impulsivo indagatore chiedendogli se fosse vero o no che stava nascondendo nella sua stanza un inquietante ritratto su tela, la cui scoperta avrebbe svelato il diabolico patto che aveva certamente stipulato con satana in persona. Anche la sua evidente perplessità mi faceva desistere dal proseguire l'invettiva quasi delirante.
Non appena tornati a sedere per seguire il riprendere della lezione, restavo interdetto, come la maggior parte degli altri del resto, da un intervento fatto da una collega donna, poco inserito nel contesto del quale si stava trattando: subito mi cimentavo nella recita di un aforisma, rimasto impresso nella mia misteriosa memoria: "Le donne non dicono mai nulla di sensato, però lo fanno in maniera deliziosa"; chissà dove l'ho sentita, mah.
Devo essere piuttosto stanco oggi, ho pensieri sconnessi. Penso di andare a dormire presto, per recuperare forze e lucidità. Non prima di aver letto qualche pagina però, giusto per distrarmi..
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domenica 15 novembre 2009
Venite parvulus
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lunedì 19 ottobre 2009
Marengo Half Marathon 2009
La sua caratteristica principale è la monotonia. Strade piatte spesso uguali, tratti poco distinguibili e paesaggio dal pattern ridondante: villette, campi lavorati, fabbriche, campi, villette.
Anche i cartelli di protesta degli operai della Texo, disseminati un po' ovunque, rientrano amaramente nella sintesi del territorio. Non conosco i particolari della vicenda ma l'occupazione dello stabilimento a rischio di fallimento sembra essere la vera impresa di questi giorni.
Riguardo alla nostra gara, ci siamo trascinati fino al traguardo con piatta sofferenza. Risultato poco degno di nota, qualche momento di atletico orgoglio e tanta, tanta fatica.
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sabato 10 ottobre 2009
Modernità invisibile
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sabato 3 ottobre 2009
lunedì 21 settembre 2009
The dream
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domenica 13 settembre 2009
Il Giro del Morto
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sabato 5 settembre 2009
De profundis
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venerdì 28 agosto 2009
Frammenti di viaggio
Dieci giorni sono sembrati molti di più. Aver vissuto il viaggio in maniera intensa, cercando di non sprecare nemmeno un attimo, lo fa ora apparire più esteso nel fresco ricordo. Siamo rientrati ieri dalla Sicilia e, per qualche giorno, la campagna dove trascorreremo le giornate sarà un luogo di ritiro introspettivo. La raccolta di alcuni frammenti di viaggio servirà a prolugare il piacere di alcuni momenti.
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domenica 23 agosto 2009
Ciottoli
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sabato 22 agosto 2009
Fichi
Caltabellotta, Agrigento, l'ora del tramonto. Siamo immersi in un grande oliveto che circonda il b&b. Trovato per caso ma, casualmente, è proprio come lo stavamo cercando; credo che ci fermeremo di più di un giorno. La calca dei turisti vicino alle spiagge più rinomate ci attrae poco, anche per questo ci siamo allontanati dalla bella Erice. Nelle riserve meno battute abbiamo trovato i mari di quelli che tornano da lontano, una volta all'anno o poco più. Poi la grande cordialità, le parole ad alta voce e le famiglie numerose, allargate in tutti i sensi. Come la colonia di diciotto esemplari che nel pomeriggio ci ha raggiunto in spiaggia, carichi di allegria e di cose da mangiare. Tutti naturalmente oversize, c0mpreso la piccola di tre anni, ma orgogliosi di esserlo. Quasi da fare invidia..
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lunedì 17 agosto 2009
Ciaffico
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venerdì 31 luglio 2009
Uscita di sicurezza
Anche ieri, terminato il lavoro, sono rientrato a casa passando per la via centrale della città. La calura asfissiante sconsiglierebbe questa pratica, ma d'altra parte è un'abitudine che mi piace mantenere. C'è davvero poca gente e mi sembra quasi normale fino a ché non sento qualcuno, dall'interno di un negozio, dire con voce quasi implorante: "sono tutti al Panorama!". Me ne ero dimenticato, si inaugura il nuovo centro commerciale alle porte di Alessandria, ovvero quello scatolone rialzato, contenitore artificioso di cose e persone, che proprio oggi apre al grande pubblico le sue attraenti e fameliche fauci.
Metto da parte qualsiasi snobismo e decido di farci un giro, più per beffardo spirito di critica che per la curiosità del comune consumatore, quale anch'io ahimè sono. Dal momento in cui il suo stomaco inghiotte la mia auto, faccio ingresso in un luogo già visto (mi rifiuto di usare il termine familiare) e la sensazione non è affatto entusiasmante. Forse è il clima artefatto ad aver attratto tutta questa gente o forse qualche misera offerta specchietto che costringerà più d'uno alla ressa sfrenata. Preferisco non sapere. Molti negozi sono ancora chiusi, "prossima apertura", e nelle vetrine, dietro la carta, si intravede un gran operare. Le griffe, le catene e i franchising - quelli di sempre - sono l'unico "panorama" che è dato ammirare, anche perché non esistono finestre o vetrate e, a dire il vero, nemmeno spazi o angoli verdi. La dicotomia è spiegabile con la filosofia del marketing di questo livello: il luogo dal quale arrivi qui non deve avere inferenze. Questa è la realtà che ti viene offerta, finché sei dentro questo è il tuo nuovo mondo e le nuove regole saranno, tuo malgrado, anche il tuo credo, finchè ti troverai qui.
Il mio giro è piuttosto veloce, persino nel settore del Darty (quasi non mi riconosco), una discreta catena di elettronica di consumo. Non c'è nemmeno la libreria (forse è tra le opening soon) l'unico posto dove mi sarei rifugiato per ossigenarmi dall'apnea dei guarda-entra-e-compra quello di cui puoi sempre fare a meno. Puntuale e risolutivo, infatti, arriva anche il mio claustrofobico mal di testa, proprio alla fine del giro di ricognizione.
Nello sconfinato parcheggio, la scritta "uscita" mi riconnette col la realtà esterna, ecco, il contatto è avvenuto, sto già meglio. Superati i piazzali, le rampe e le cornici della nuova periferia, mi soffermo per un attimo ad osservare il panorama che ora mi si para: la città e il suo bel campanile , tristi e dimessi, la cerchia di cemento che avanza, che si dilunga a congiungersi, da questa parte, con quello scatolone che, pur se così grande e ben imbellettato, non contiene affatto alcuna sorpresa.
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lunedì 27 luglio 2009
Il trail del Bangher
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mercoledì 22 luglio 2009
mercoledì 15 luglio 2009
Frammenti di un'estate
L'istinto di sopravvivenza e di autoconservazione porta coloro che hanno la fortuna di restare ad abitare le afose città in questi periodi, alla caccia dell'appuntamento, del ritrovo, del diletto.
L'occasione di ieri era la cosa serale di Pecetto di Valenza. Una bella 6 km quasi tutta in sterrato. Il numero di podisti presenti, di certo al di sopra delle aspettative, non fa che confermare questo diffuso - anche se silente - bisogno di "eventi".
La caccia continua..
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sabato 27 giugno 2009
Le dieci domande
Facendo il verso all'inchiesta giornalistica di una famosa testata, diventata ormai il tormentone di questi giorni, ho immaginato le mie personali dieci domande per un altro destinatario. In realtà ognuno può metterci il destinatario che ha in mente, attagliando le domande, che solo apparentemente sembrano riguardare un ambito lavorativo, alle misure e alle sfumature che più colpiscono la sensibilità e la suscettibilità del suo vivere quotidiano.
Se è vero che non esistono domande stupide (si dice che solo le risposte, tavolta, possono esserlo) così come non dovrebbero esistere domande proibite (semmai impertinenti o provocatorie), ancora una volta l'arma dell'ironia resta la migliore possibile, il salvagente per il mare dei mediocri pensieri, la consolazione povera di chi pensa che qualsiasi attività umana sia migliorabile e che il provare a farlo debba essere il primo impegno di ogni nuovo giorno.
LE DOMANDE ALLE QUALI ..X.. DOVREBBE RISPONDERE
1. Si rende conto di essere completamente inadatto a ricoprire il ruolo che occupa?
2. Crede che il fatto di non avere alcuna capacità organizzativa sia dovuto alla sua mancanza di carattere o più ad un evidente limite oggettivo dell'attitudine a formulare pensieri articolati?
3. Quanto ha ottenuto al test di Q.I.?
4. Sa che cos’è il Q.I.?
5. Lei pensa di avere un Q.I.?
6. Come interpreta il fatto che ogni tipo di persona con la quale ha intrapreso rapporti interpersonali ha formulato una pessima opinione di Lei?
7. La sua capacità di far innervosire qualsiasi suo interlocutore, anche quello più serafico, ce l’ha dalla nascita o è un modo di essere che si è scientemente costruito negli anni?
8. Lei ha la consapevolezza che, come la teoria del pensiero filosofico cosmico sostiene, ogni sua azione o decisione ha ripercussioni più o meno gravi, ma sempre inesorabili e irreversibili, sui risultati e sul destino del gruppo o dell'ambiente del quale si trova a far parte?
9. Qualora non intenda, oppure non sia in grado, di rispondere a tutte le precedenti domande, può sforzarsi di rispondere almeno alla prossima?
10. Ha mai pensato seriamente di trasformarsi in un asceta , ritirandosi così lontano dal resto dell'umanità?
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lunedì 15 giugno 2009
Strade
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lunedì 1 giugno 2009
The remains of the day
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lunedì 25 maggio 2009
Polvere di sterco
Domenica mattina, caldo torrido, un centinaio di podisti che con grande convinzione preparano il riscaldamento della gara. L'iscrizione, l'apposizione del pettorale, il raduno poi lo sparo ed il via. Siamo già in salita e c'è già troppo sole. Il gruppo si allunga e non vediamo più i primi. Il percorso diventa presto sterrato e dopo il sesto km non c'è più traccia degli addetti all'organizzazione. Qualcuno si ferma e tenta di orientarsi nella radura. Incontriamo altri in senso contrario convinti di seguire il tracciato. Si taglia per un campo, reinventiamo un senso di marcia. Forse dalla base intuiscono che c'è stato qualche problema e mandano un mezzo di recupero. Al traguardo scopriamo che non c'è ancora traccia dei favoriti; consegnamo il nostro pettorale con orgoglio. Mentre molti protestano con fervore noi restiamo più defilati. L''inaspettato imprevisto in fondo, che ha reso meno monotona l'uscita e più roboante la nostra prestazione, non ci è dispiaciuto troppo.
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lunedì 18 maggio 2009
Silenzio in sala
Domenica sera, film di cartellone uscito appena pochi giorni fa, cinema del centro cittadino. Sei spettatori, noi inclusi, in platea, una coppia di più giovani in galleria. Cerco i posti a sedere e mi chiedo come faccia a resistere e a tenere aperto. La sala ha l'odore del legno misto alla stoffa vecchia del muro. E' un pezzo di museo della storia del cinema e provo ad immaginarlo pieno di gente sovrastata da un intensa nube da sigaretta, chiacchiericcio e risate, coppie clandestine, altre al primo appuntamento. Il rumore del proiettore e il suo fascio di luce tra la polvere chiedono discretamente al pubblico la loro attenzione.
Curiamo la scelta del nostro posto a sedere con calma e metodo: l'angolazione, la giusta visuale, la corretta proporzione dell'immagine. A metà dei trailer le luci generali perdono completamente la loro già debole intensità. Il buio rievoca magicamente il rumore degli spettatori delle file dietro di noi. Chiedo silenzio con uno ssschh deciso. Ne sento anche altri farmi il verso. Il film ha inizio. Mentre il chiasso sfuma sulle prime immagini, mi accorgo che questa calca, per me, non è così fastidiosa.
"Angeli e Demoni" di Ron Haward è avvincente e ci cattura dall'inizio alla fine. Le situazioni inventate da Dan Brown prendono forma in maniera imponente. L'ambientazione vaticana rievoca grandi misteri, intrighi, misticismo. Ho accuratamente evitato di leggere il libro non solo perchè preconcettualmente rifuggo dai best sellers. La trasposizione cinematografica di qualità rende merito alla storia, semplifica l'eccessiva complessità della trama, riduce il tempo di fruizione e libera lo scaffale dal tomo dalla riconoscibile copertina a patina lucida, in attesa del prossimo romanzone all'insegna del simbolismo storico religioso.
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sabato 9 maggio 2009
StrAlessandria
Esco di casa e vado alla stralessandria. Il rito del video, stavolta in versione visionaria, con i Radiohead nella testa.
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giovedì 7 maggio 2009
Hystoric s.s. 2
Oggi pomeriggio ho raggiunto Siena percorrendo, da Viterbo, quasi tre ore di strada Cassia. Il percorso alternativo, con i colori nuovi della stagione, ha l'impagabile pregio di rendere viaggio il mero spostamento. Unica avvertenza, prendersi del tempo in più e dare alla fretta lo stesso peso che ha il concetto di vano. L'antica strada attraversa, da secoli tortuosa e fiera, i centri abitati. Ad ogni paese si entra nell'epoca che esso si è scelto e al quale tutto si è conformato, cose, persone, gatti. Ogni comunità rivendica un suo motto, ogni borgo si inorgoglisce di una sua unicità, ben stampata sul pannello di benvenuto. Fantastica la vita di provincia, vorrei vivere un'ora intensa in ognuno di questi posti. Chiacchierare con i vecchi alle ombre dei caseggiati in tufo, parlare di luoghi comuni col negoziante seduto fuori dalla vetrina, salutare il matto, far tesoro della sua massima del giorno e catturare un poco della leggerezza con la quale tratta le cose del mondo che tutti giudicano troppo, troppo serie.
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sabato 2 maggio 2009
primo maggio
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martedì 21 aprile 2009
I should have known better
Snobbare la tv è un esercizio che pratico abbastanza spesso. Il salotto di casa de-catodicizzato e adibito a sala lettura è più che altro un'effimera esaltazione dell'immagine di aspirante famiglia acculturata. Non cambierò mai il mio televisore dell'arcaica profondità di 50 cm: deve rimanere l'oggetto simbolo della tensione psicologica dell'essere umano contro il sistema dell'omologazione in agguato. E poi c'è sempre qualcosa di più importante da fare di sera (mai mi alzerò da quel divano) ed è ancora piacevole parlare, raccontarsi la giornata, dialogare sul futuro prossimo (mi disturba anche solo che mi si chieda "come è andata oggi" e vorrei poter delegare pure il cenno del capo per rispondere a banali comunicazioni di servizio tipo "vuoi un bicchiere d'acqua?"). Il quadretto è perfetto e come si intuisce non c'è spazio di manovra per quelli che, tra una televendita e l'altra, pretendono di intrattenere chi non ha assolutamente bisogno di una somministrazione di sciocchezze.
Eppure qualche volta, chiuse bene le imposte sempre facendo attenzione che nessuno se ne accorga, dopo esserci scambiati pochi, ma ancora piuttosto efficaci, complici e maliziosi sguardi, in punta di piedi azioniamo il tasto che avvia lo scatolone di plastica e vetro bombato. Le valvole ci mettono molto a riscaldarsi, l'immagine prende luminosità un po' alla volta, così come il suono.
Ogni settimana penso: dovremmo smetterla di seguire X-Factor in clandestinità. Vorrei trovare il coraggio per fare outing; d'altra parte siamo o no appassionati di musica? Abbiamo persino velleità artistiche e ambiziosi progetti musicali in corso d'opera, nessuno può smentirlo.
Ma non ci riesco; perchè qualcuno ogni tanto lo chiama "reality"? Dopo l'ultima puntata di domenica, comunque, non è più necessario mostrare finta indifferenza. Posso persino smetterla (mai accadrà) di provare quella incontrollabile invidia verso chi ha ricevuto in dono una voce superiore. Chi suona con me forse sa cosa intendo dire..
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lunedì 13 aprile 2009
Paesi
Sempre alla simpatica donnina di Farnese chiedevo il perchè non fosse rintracciabile alcun cenno turistico nelle suggestive viuzze dove erano state girate le scene più importanti del Pinocchio di Luigi Comencini. Poi anche il perchè non vi fosse alcuna indicazione storica delle opere, dall'aria vagamente importante, all'interno della chiesa parrocchiale: tra tutte l'imponente scena biblica dall'effetto caravaggesco o il vivo San Sebastiano nei pressi dell'altare. Dopo quest'ultima mia citazione iconografica, la fino ad allora paziente impiegata prendeva congedo da noi con finta rassegnazione. Con la sua espressione "cosa volete fare, è così", lasciava trasparire il compiacimento di chi pensa che il dare poca importanza a ciò che si ha è segno di misura, e che la lamentela del visitatore nasconde ammirazione e recondito appagamento del desiderio di scoperta.
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mercoledì 8 aprile 2009
Attimi
Lunedì mattina mi ero svegliato con l'idea di pubblicare il divertente video della corsa domenicale di Vignale. Appena accesa la radio, in un attimo, sono rimasto fermo e terrificato. Soprattutto non ho avuto la forza di seguire l'istinto di partire immediatamente. Mi sono detto che un aiuto non organizzato e non inquadrato avrebbe portato solo confusione e che il migliore contributo è quello che può essere inviato a distanza. La tragedia, in realtà, non ha mai conseguenze organizzate e lo spazio per l'iniziativa di chi vuole esserci non passa mai in secondo piano. Ho perso un importante attimo. Anche chi nel profondo della notte non ha dato retta alla sensazione di un momento, o chi non ne ha avuto nemmeno l'occasione, ha perso quell'attimo e anche la vita. Le conseguenze di quegli attimi spaventosi accompagneranno per sempre gli altri protagonisti che hanno perso tutto, sono scampati al nulla e sono rimasti accanto solo alla disperazione.
Quando toccherà alla ricostruzione, se passerà l'idea delle moderne città satellite, quei centri fantasma resternno lì, ancora a ricordarci quegli attimi di paura e impotenza, dove la natura ha imposto il suo istinto e la ragione umana ha misurato i suoi limiti.
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lunedì 30 marzo 2009
Piacevolmente insensibile
Dicono che se durante il running si è in grado a discorrere senza troppo affanno, l'allenamento è da ritenersi eseguito in modo corretto. E' un metodo di valutazione che mettiamo sempre in atto, con soddisfazione debbo dire. Spesso mi diverto a sottoporre al mio compagno di corse i maldestri episodi di vita, le esagerate esternazioni sentimentali o i piccoli aneddoti di comportamenti un po' ridicoli, di persone da noi conosciute. Dopo il mio racconto, volutamente architettato a dovere, so già che giungerà impietoso e sferzante, il commento che annichilisce e sigilla senza ulteriore appello l'ignara entità della miseria umana.
Esercitarsi al cinismo è lavoro fine, applicazione di intelligenza e intima necessità di sopravvivere alle infinite mediocrità sulle quali crediamo di galleggiare ogni giorno.
Forse patetico, ma terribilmente divertente!
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mercoledì 18 marzo 2009
Una corsa ci salverà
Solo chi non è a conoscenza del macigno che da tre settimane ci è crollato addosso sul lavoro mi chiede ancora il perchè non abbia più aggiornato questo spazio. Oggi ho deciso di ritornare alla vita. Per poco, ma di ritornare alla vita. Sono arrivato a casa presto, quasi furtivamente. Mi sono cambiato, sono passato a prendere il buon Davide e soprattutto ho spento il cellulare per quasi due ore.
Qualche giorno fa Mari mi ha detto che non le è sembrato molto normale che alle tre di notte, mentre naturalmente si dormiva profondamente, io abbia risposto ad una telefonata non facendo nemmeno terminare il primo squillo. (Esiste, ci avrete fatto caso, un impercettibile ma lungo moto preparatorio che precede il primo squillo, una sorta di fenomenologia dove le radiazioni e le cariche elettromagnetiche precedono l'arrivo della chiamata. Ebbene, questa fase, che nei progetti degli ingegneri della comunicazione mobile sarebbe dovuta restare sommersa, come invisibile per l'utente finale, diventa in realtà, a causa della convivenza forzata con l'apparecchio, empatica alla nostra sensibilità, in irreversibile contatto, quasi inspiegabile, con i nostri terminali nervosi). Dicevo appunto, che dopo aver risposto con voce quantomai pronta, fornivo tre o quattro dati con piglio di certezza, salutavo e senza alcuna esternazione ricadevo sul cuscino. Naturalmente ho subito confermato l'episodio, liquidandolo alla maniera di chi si sente di rispondere per senso del dovere ma anche scocciato del fatto che sia accaduto. Tutto questo in maniera che non vi fossero in lei dubbi sul fatto che io ricordassi perfettamente l'episodio, che in quel momento fossi proprio io, intendo io lucidamente conscio, ad aver risposto e detto delle cose probabilmente sensate, a quell'interlocutore che richiedeva la mia attenzione a quell'ora insolita.
Ecco, oggi ho pensato che una corsa mi avrebbe fatto bene.
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martedì 17 febbraio 2009
P.S. - Il miglior posto di Fès
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domenica 15 febbraio 2009
Post scriptum - Marrakech
(Piazza Jemaa el-Fna, dal pomeriggio alla notte)
.... e tutto questo si ripete per trecentosessantacinque giorni all'anno.
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Spostamenti
Il viaggio da Fès a Marrakech, circa 600 km su un bus del trasporto locale, non è stato scelto e voluto per spirito di avventura o desiderio di penetrazione della realtà locale, non siamo così masochisti. Un disguido con una sedicente promotrice turistica (in Marocco il concetto di organizzazione ha una valenza diversa da quella a noi nota) ha fatto si che salissimo (per fortuna che c'era) su di una spece di carro semovente trasportatore di inquietudine e miseria.
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Venerdì
Il giorno di preghiera più importante dei musulmani è un grande giorno di celebrazione per quelli che vivono nella Medina. Mentre nel mondo circostante della Ville Nouvelle, le banche, i negozi, i servizi, rispettano efficientemente gli orari occidentali, all'interno delle vecchie mura i commerci ed i lavori sono quasi completamente fermi: a mezzogiorno tutti sono nelle moschee, poi di nuovo per le strade e nei vicoli, movimenti meno frenetici, aria di festa generale, la solita sorprendente massa. Nei pressi del souk dei venditori di frutta e verdura, uno dei più vivaci e affascinanti, i carretti, i muli e i banchi di legno stracarichi sono riposti più all'interno, altri solamente coperti con tende. Pur con l'inattività, l'aria spettrale generata dalla poca luce che penetra nel quartiere e dalle polveri che si spandono per aria e che hanno il colore dei prodotti esposti, è rimasta alla maniera di sempre.
Siamo seduti lì vicino proprio sulla strada, al tavolo di un ristoro da viandanti, quando tra la folla accalcata un uomo attira la mia attenzione. Cammina al centro della salita, in direzione della porta grande. Il passo è rapido eppure faticoso. Indossa la jellaba, tradizionale tunica con cappuccio, il suo sguardo è verso l'alto, l'espressione è strana, sembra quasi ridere. La manica sinistra è strappata ed il braccio completamente insaguinato è tenuto sollevato da un laccio stretto che lui stesso tiene in tensione avendo afferrato l'altro capo con i denti. Nessuno nella confusione sembra far caso a lui. Lo seguo con lo sguardo. Non appena supera la porta, si inginocchia e lentamente si accascia su un fianco. Solo a quel punto viene notato e subito circondato da un nugolo vociante. Passano più di quindici minuti prima che un'ambulanza dal pessimo aspetto raggiunga la porta Bab Boujlou e arrivi in soccorso di colui che da solo ha avuto la forza di trascinarsi fin lì, uscendo dalla Medina non percorribile da alcun autoveicolo. Tento di avvicinarmi. L'ambulanza riparte e la folla si dilegua. Un gendarme dal piglio autoritario si guarda a lungo intorno, poi ordina ad un ragazzino di pulire la pozza di sangue rimasta a terra. Mentre sta gettando alcuni secchi d'acqua sui lastroni, provo a chiedergli se sa cosa è successo. Scuotendo la testa risponde come stesse parlando un anziano invece che un dodicenne: chi si accosta al vino, dovrebbe sempre conoscere le sue cattive conseguenze. Senza commentare, riprendiamo come tutti il nostro normale passo, in giro per la vecchia Fès, che nel frattempo ha ripreso la sua consueta aria tetra e rassicurante.
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venerdì 13 febbraio 2009
Colours
La visita al souk dei tintori vale da sola il viaggio a Fès. La contemplazione del quadro che si apre dalla terrazza che lo sovrasta necessita di un'accurata osservazione per poter cogliere tutti i particolari della scena e tutti gli elementi umani in essa inseriti. L'acquisto dell'oggetto artigianale al termine del percorso non è l'elemosina del turista. E' un gesto che giustifica e da dignità alla cooperativa che permette il lavoro di circa trecento persone, ognuna di queste ogni giorno immersa nel girone nauseabondo, con l'accurata e paziente opera che porta al concretizzarsi di una piccola parte di un così arcaico processo di lavorazione.
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Fès
Nelle strade strette ed affollate della medina di Fès abbiamo perso ogni orientamento. Dev'essere accaduto tra il quartiere dei conciatori e quello degli ottonai. O forse tra quello dei venditori di spezie e quello dei tessitori. Usciti dal rumoroso labirinto costruito sopra un colle, ci siamo trovati di fronte un secondo colle con una seconda medina. Simile a quella dalla quale uscivamo ma priva questa di alcun commercio, solo case al grezzo e antenne paraboliche. Tra le due un enorme andirivieni e sul ciglio del grande colle dormitorio, un'allungata folla seduta ad aspettare il tramonto: l'Africa.
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giovedì 12 febbraio 2009
Train de vie
Il viaggio in seconda classe da Marrakech alla capitale è un piacevole susseguirsi di paesaggi e di ragionamenti multilingua. La campagna è verde ma ha un aspetto dimenticato. Le proprietà rurali contano cinque o sei vacche, un piccolo gregge di pecore scure, almeno un mulo, vero portento della natura pre meccanizzazione. In ognuna delle basse e nude costruzioni fangose, molto distanti tra loro, vive una famiglia fatta di molti bambini. Per ognuna c'è di sicuro una storia incredibile, favola e superstizione, miseria e staticità.
Le periferie sono incomplete e polverose, le città sul mare sembrano tante occasioni mancate. Rabat indossa giacca e cravatta, anche dopo cena. Ha l'aria di chi ha cose molto importanti da fare, e bada poco ai forestieri. Eppure anche nella sua medina, il salto nel tempo magicamente si realizza non appena se ne varcano le porte a sesto acuto.
Con Hicham, che è salito con noi stamattina, si è parlato di molte cose marocchine. Fa l'insegnante di arabo e francese, è giovane e sorridente. Dice di non avere alcuna intenzione di andare a vivere in Europa. Secondo lui la vera conquista futura dovrà essere l'alfabetizzazione. Poi può anche arrivare il resto. Sfoggia ottimismo ma alle domande più critiche risponde realisticamente. Scende dopo un paio d'ore e lo salutiamo calorosamente. Spero che anche lui abbia cose molto importanti da fare.
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mercoledì 11 febbraio 2009
More than one
Il secondo giorno a Marrakech ci è servito a cogliere gli aspetti a prima vista più incomprensibili della vita nella Medina. Ciò che ieri ci sembrava solo assurdo, questa sera, pur continuando a non avere acuna spiegazione razionale, ci appare almeno più divertente. La vita in strada è tutto il mondo emerso conosciuto. il contatto fisico con gli altri è la linfa di vitale, qualcosa dalla quale noi da tempo abbiamo preso una certa diffidente distanza. Ci riflettevo proprio stamattina, poco dopo essermi spogliato di fronte al mio accompagnatore che mi seguiva con la cesta degli asciugamani puliti, poco prima di iniziare a farmi cospargere il corpo ed i capelli con unguenti misteriosi e subire il massaggio vigoroso di un uomo vestito con un asciugamano al bacino, e proprio mentre dentro la stanza del vapore, scambiando poche parole con un turista inglese, scoprivo un qualcosa di assai meno misterioso che mi accomunava a lui: la moglie entusiasta lo aveva trascinato dentro un hammam per essere sottoposto al tradizionale trattamento settimanale.
Pubblicato da oniraks alle 12:24:00 AM 2 commenti
lunedì 9 febbraio 2009
Marrakech
L'impatto con il Marocco parte dalla sua faccia tutt'altro che moderna: Marrakech. Impatto è uno dei termini che subito mi è balzato alla mente stamattina quando siamo stati catapultati nella medina, nella sua incredibile piazza Jemaa e nei vicoli del suo sconfinato souk. L'immagine che mi mancava a definire meglio la vita nella città vecchia mi è arrivata nel pomeriggio, dopo le 17.00, quando la folla si riversa ovunque e le quotidiane attività umane accellerano raggiungendo velocità frenetiche. Delirio e normalità: il più grande e operoso formicaio fatto da uomini. Mi ha aiutato il fatto che dopo le recenti piogge le vie urbane sono in buona parte sommerse di fango, tratti del pavé sono crollati portando alla luce un terrificante e profondo sistema fognario. Nelle strade strette i muli, le biciclette ed i motorini seguono un sistema di direzione che solo la telepatia permette di non mandare in tilt. Anche i pedoni riconoscono quegli impulsi e quando una carrozza a due cavalli arabi sembra lanciata contro un nugolo di bambini, in una frazione il gruppo di uomini e donne si muove impercettibilmente, lascia infilare le biciclette dei pargoli, gli zoccoli sembrano sfiorare le scarpe dei turisti sconvolti e dietro gli improbabili motocicli sprigionano le loro esalazioni, nubi, di miscela grassa fatta in casa.
Tutto è commercio. Tutto è esposizione maniacale di merce dalla più rurale alla più inutile. La disposizione dei colori delle spezie, delle verdure, della carne e del pesce, è una imponente scala cromativa compositiva.
La vita dei venditori, dei cantastorie, dei lustrascarpe, degli ammaestratori di scimmie e di serpenti, di quelli seduti immobili ventiquattrore e di quelli che camminano avanti e indietro di continuo, trova pace solo dopo le ventitre.
Rientrati in albergo, semplicemente in disfacimento fisico e mentale, non possiamo non pensare che quello che abbimo vissuto oggi, domani, così come tutti i giorni dell'anno solare, immancabilmente, ricomincerà.
Pubblicato da oniraks alle 9:39:00 PM 1 commenti
domenica 8 febbraio 2009
Bags
Pubblicato da oniraks alle 12:17:00 PM 3 commenti
sabato 31 gennaio 2009
Screenplay
Da quando scrivo in questo spazio difendo caparbiamente la necessità di raccontare quegli accadimenti che definisco, solo per convenzione, appartenenti al mondo reale. Pur non emarginando mai la realtà tecnologica, della quale sono un discreto appassionato, trovo di gran lunga più incredibili le sorprendenti sceneggiature degli episodi più comuni, quando mettono in esecuzione i ritmi e le sincronie che sfiorano la perfezione dei tempi cinematografici.
L'altro giorno ero entrato per caso, e ahimé pericolosamente, in un negozio di articoli sportivi. Volevo lustrare lo sguardo con alcuni modelli di scarpe da trail e da running. Solo un'occhiata, non era mia intenzione acquistare alcunché. Quel giorno però non era un semplice figurante ad intrerpretare il ruolo del venditore perfetto, bensì un grande maestro del genere. Non ho avuto scampo e il mattatore ha vinto agevolmente in poco più di quattro mosse.
Ancora oggi con Mari, che ha assistito paziente a tutta la rappresentazione, è in atto una diatriba su quale sia il punto esatto della commedia nella quale si è deciso il finale della storia.
venditore: (si aggira discretamente nelle vicinanze fingendo di controllare gli scomparti con aria distratta)
io: (dopo una lungo indugiare) bla.. bla... bla...
venditore: buongiorno a lei, se posso dare anche un piccolo suggerimento, non ha che da chiedere.
io: bla.. bla.. bla..
venditore: (la sua espressione si fa improvvisamente più seria) Credo di aver capito quale è la sua esigenza, ma ho bisogno di qualche dato in più. Mi dica, quale modello sta usando attualmente?
io: bla.. bla.. bla..
venditore: (non proferisce parola ma fa un eloquente cenno di intendimento senza omettere un chiaro segno di approvazione)
io: (il mio sguardo non riesce a celare l'effetto di un infantile compiacimento)
venditore: mi aspetti qui un'attimo, credo di avere quello che fa al suo caso. (così dicendo scompare nel retro dell'esercizio per tornare poco dopo con in mano due scatole. La solennità con la quale le poggia e ne toglie il coperchio lascia intendere che volutamente erano state sottratte dal grande espositore perchè non tutti gli avventori del negozio erano degni di ammirarle gratuitamente)
io: (come inconsciamente indotto, mi siedo nell'apposita panca imbottita)
venditore: (sciorinando una descrizione semplificata che non omette però un paio di termini altamente tecnici) le provi tutte e due, alternate sui due piedi, poi al contrario invertendole e infine un paio alla volta. Si prenda tutto il tempo che vuole.
io: (dopo una infinita, ma goduriosa, serie di calzate, balzi e ammortizzate sulle punte dei piedi) ...bla.. bla... bla...
venditore: lo immaginavo, non ho voluto dirglielo per non influenzarla Mi dica, lei corre con qualche gruppo sportivo?
io: (ormai in suo completo potere) bla.. bla.. bla...
venditore: bene, in questo caso ha diritto ad un 15% di sconto. Si sa che per chi corre davvero, la scarpa necessita una sostituzione ogni 10-12 mesi.
io: (con fare da automa) bla.. bla.. bla..
venditore: grazie e a presto, si accomodi pure alla cassa e torni a trovarci quando vuole (pronunciando le parole mi stringe la mano usando anche la sinistra, che sovrappone con energia alle due destre mentre queste oscillano).
Titoli di coda.
Pubblicato da oniraks alle 10:57:00 PM 4 commenti
domenica 25 gennaio 2009
Esperimenti
E' sempre difficile risolversi ad uscire di casa presto la domenica mattina per correre nella stagione invernale. Lo è ancor di più dopo una serata conviviale, a metà tra bacco e pantagruel. L'unico giorno di riposo deve consentire la giusta dose di ozio, non è una resa ignomignosa, dopotutto è la prima volta che la mia forza di volontà sta cedendo, suvvia, la nebbia e l'umidità che scorgo dalla finestra sono troppo, troppo minacciose. No, non ce la faccio proprio, ma voglio salvare comunque l'onore con un esperimento che non mi farà sentire troppo in colpa: tapis roulant, tenuta da running, occhiali ad impulsi memovettoriali a scansione oculare (li ho acquistati su internet da Osaka) collegati al mio palmare via usb e con gli auricolari in dotazione nelle orecchie. Imposto le pendenza, unizio a correre facendo girare il rullo e faccio partire anche la mia immaginazione. L'ambiente nel quale fingo di trovarmi viene trasmesso attraverso la periferica al dipositivo di registrazione video, i suoni precampionati vengono interpretati dalla portentosa macchina e ritrasmessi nelle cuffie. Incredibilmente realistico, qualsiasi impresa è ora possibile, non ho bisogno del mondo esterno, tutto senza più uscire di casa, senza muovermi dal mio piccolo e accogliente appartamento. Ora che ci penso, talmente piccolo che non ha mai potuto contenere un tapis, era per questo che non ne ho mai acquistato uno. Che il mio aggeggio elettronico abbia virtualizzato anche quello? Mi sento un po' confuso. Stanco e confuso nei ricordi. Che cosa è stato reale oggi per esempio? Al momento non sapei dirlo, forse non mi sento molto bene. Che fortuna non essere usciti di casa stamattina.
Pubblicato da oniraks alle 12:53:00 PM 3 commenti
venerdì 16 gennaio 2009
Che sarà
Palasport di Casale Monferrato, ore 20.30. Accediamo alla struttura col nostro biglietto di fascia intermedia, primo anello, pagato 25 euro in prevendita, più o meno il prezzo di una cena in pizzeria. Dopo circa mezz’ora il grosso dell’afflusso è terminato. Non è gremito, rimangono diversi posti liberi anche nella platea, potremmo spostarci ma non lo facciamo, qui si vede benissimo e poi c’è il maxi schermo che già proietta l’immagine logo e il nome del tour: Delirio.
L’ultimo spettacolo itinerante di Beppe Grillo al quale ho assistito risale al 1994. Sul palco c’era un grande tavolo sopra il quale erano sistemati moltissimi prodotti di uso quotidiano: detersivi, dentifrici, alimentari, tutti generati e pubblicizzati da multinazionali senza scrupoli. Il mattatore rivelava le verità dalle quali eravamo scientemente tenuti all’oscuro in barba a tutti i nostri diritti. L'effetto finale era notevole ma una volta tornati a casa e smaltito lo sdegno del momento, si continuava a giustificare la comoda pigrizia di una realtà eccessivamente consumistica.
Dopo 15 anni il livello è decisamente salito. Il piano adesso riguarda un modello di società diverso alla quale aspirare e Grillo si fa interprete rivoluzionario di una nuova visione del modo di vivere. Nonostante quello che dica sia di gran lunga avanti rispetto ai tempi, egli rientra molto onorevolmente in una filosofia che non è più così di nicchia, e della quale sono interpreti scrittori alla Jeremy Rifkin e anche uomini di potere, come Obama, nato anche grazie alla potenza della rete, neo giunto e già alle prese con decisive scelte politiche ad impronta etica.
Pubblicato da oniraks alle 6:22:00 PM 0 commenti
domenica 11 gennaio 2009
Do It Yourself
Mi è capitato di imbattermi in un programma televisivo (MTV - Il Testimone) dove l'ideatore-protagonista è il reporter di storie poco comuni, situazioni paradossali o personaggi della commedia umana. Si muove da solo in giro per il mondo, unicamente con l'ausilio tecnico di una telecamera che lui stesso utilizza in presa diretta. Il resto lo fa il montaggio, l'uso della voce di commento fuoricampo e, naturalmente, le idee. Oltre a provare una certa invidia, sono rimasto colpito dall'efficacie originalità della tecnica di ripresa. L'effetto è semplice e geniale. Non ho aspettato un attimo a metterla in pratica anch'io, per raccontare la passeggiata di ieri a Torino. Certo devo esercitarmi ancora un bel po', ma penso di farne grande uso nei miei prossimi reportage fatti in casa.
Pubblicato da oniraks alle 9:21:00 PM 2 commenti