lunedì 9 febbraio 2009

Marrakech



L'impatto con il Marocco parte dalla sua faccia tutt'altro che moderna: Marrakech. Impatto è uno dei termini che subito mi è balzato alla mente stamattina quando siamo stati catapultati nella medina, nella sua incredibile piazza Jemaa e nei vicoli del suo sconfinato souk. L'immagine che mi mancava a definire meglio la vita nella città vecchia mi è arrivata nel pomeriggio, dopo le 17.00, quando la folla si riversa ovunque e le quotidiane attività umane accellerano raggiungendo velocità frenetiche. Delirio e normalità: il più grande e operoso formicaio fatto da uomini. Mi ha aiutato il fatto che dopo le recenti piogge le vie urbane sono in buona parte sommerse di fango, tratti del pavé sono crollati portando alla luce un terrificante e profondo sistema fognario. Nelle strade strette i muli, le biciclette ed i motorini seguono un sistema di direzione che solo la telepatia permette di non mandare in tilt. Anche i pedoni riconoscono quegli impulsi e quando una carrozza a due cavalli arabi sembra lanciata contro un nugolo di bambini, in una frazione il gruppo di uomini e donne si muove impercettibilmente, lascia infilare le biciclette dei pargoli, gli zoccoli sembrano sfiorare le scarpe dei turisti sconvolti e dietro gli improbabili motocicli sprigionano le loro esalazioni, nubi, di miscela grassa fatta in casa.
Tutto è commercio. Tutto è esposizione maniacale di merce dalla più rurale alla più inutile. La disposizione dei colori delle spezie, delle verdure, della carne e del pesce, è una imponente scala cromativa compositiva.
La vita dei venditori, dei cantastorie, dei lustrascarpe, degli ammaestratori di scimmie e di serpenti, di quelli seduti immobili ventiquattrore e di quelli che camminano avanti e indietro di continuo, trova pace solo dopo le ventitre.
Rientrati in albergo, semplicemente in disfacimento fisico e mentale, non possiamo non pensare che quello che abbimo vissuto oggi, domani, così come tutti i giorni dell'anno solare, immancabilmente, ricomincerà.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

vi raggiungerei solo per sentire l'odore della miscela "fatta in casa"... mi manca tantissimo. a volte uso il decespugliatore per sentire di nuovo l'odore di quel fumo... ma non è come quello che sprigionava la marmitta del mio vespino!

buon viaggio ragazzi...
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