sabato 14 maggio 2011

Slow daddy

David ha compiuto cinque mesi e io ho deciso di prendermi una pausa dal lavoro per trascorrere un po‘ di tempo con lui. Le nostre mattinate sono lente, ci prendiamo tutto il tempo che serve per fare le cose. Ci sistemiamo con cura chiacchierando in modo sussurrato, adora quando ripeto le frasi dal suono dolce e allegro. La mia figura è sempre di fronte e mi piace pensare che questo lo rassicuri. Poi ride per cose che sa solo lui, asseconda i movimenti e i gesti che gli faccio fare, sa ormai l‘ordine di quei riti quotidiani che ci porteranno fino al momento in cui siamo perfettamente pronti ad uscire. Si apre la porta ed il suo viso si accende. Mentre passeggiamo lo sguardo è ipnotizzato da tutto ciò che passa ai suoi lati e nei miei occhi. Per nessuna immagine si fa trovare distratto: la facciata di un palazzo, uno scorcio di cielo, il profilo e le ombre veloci dei passanti, il controsoffitto illuminato di un negozio, le grandi pagine del giornale che sfoglio seduto davanti ad un caffè, lungo e anche questo molto, molto lento. Poi si addormenta e la nostra mattinata prosegue comunque, con lo stesso ritmo di prima: un vicolo nuovo da esplorare, un giro in libreria, dal panettiere, in un alimentare. Nel suo sonno incantato la crescita della sua mente e nel suo risveglio stralunato un‘altra movenza, sempre lenta, del suo papà innamorato.