venerdì 10 giugno 2011

Pezzi di carta

Il piccolo David è un grande osservatore. Ho notato che assimila e cerca di replicare, a modo suo, alcuni gesti che vede fare a me. Quando sono con lui sto spesso al telefono oppure scrivo qualche mail o consulto internet. Ecco che quando il bimbo si avvicina ad un cellulare o ad una tastiera e un monitor ne rimane incantato, cerca intrepidamente di raggiungere l'oggetto elettronico e non esiste nulla capace di interessarlo di più in quel momento. Poiché temo che tutto questo fa già parte dell'imprinting dei suoi interessi futuri, ho deciso di farmi vedere più spesso mentre leggo un libro tradizionale, oppure mentre scrivo con carta e penna apparendo esageratamente concentrato e rapito da quei pensieri che si vogliono tramutare in segni. Per tutta risposta al mio subliminale stimolo, l'erede, quando avvicina una rivista o un giornale vi si avvinghia con energia ed inizia a distruggere minuziosamente tutte le pagine. Separa prima il formato intero in due o tre parti principali all'altezza della rilegatura, poi spezza le pagine singole e ne fa, piuttosto divertito, diverse strisce irregolari e ancora queste in strappi più piccoli.

Il suo gioco mi fa pensare ad alcune curiose coincidenze. Qualche giorno fa ho acquistato e iniziato a leggere il mio primo ebook. Ho sempre pensato che nessun apparecchio avrebbe mai potuto sostituire la sensazione di sfogliare un libro classico, il rumore della carta in base alla sua qualità, i segni del tempo, quelli lasciati dal lettore e così via. In parte la penso ancora così, però ho scoperto che questo riesco a leggerlo praticamente ovunque appena ho alcuni minuti liberi, anche la sera a letto senza accendere la luce del comodino. Poi posso reperire il significato di un termine semplicemente sfiorandolo col polpastrello o ricercare una frase che mi ha colpito anche se ne ho perso da molte pagine il segno. Non so se sarà la fine del libro ad inchiostro, però credo che personalmente lo farò ancora; si dice che cambiare idea è segno di intelligenza.
La seconda coincidenza è il titolo che ho comprato: Carta straccia, di Giampaolo Pansa. E' un saggio nel quale l'autore spara a zero sui principali giornali italiani e su molti loro blasonati direttori e rampanti giornalisti, ma il titolo può anche essere letto, in senso più profetico, come la fine della stampa nella maniera in cui la conosciamo ora.
Intanto David ha terminato di sminuzzare la mia rivista colorata e guarda i brandelli ancora non del tutto soddisfatto. Il futuro è tutto nelle sue piccole e distruttrici mani.