sabato 31 gennaio 2009

Screenplay


Da quando scrivo in questo spazio difendo caparbiamente la necessità di raccontare quegli accadimenti che definisco, solo per convenzione, appartenenti al mondo reale. Pur non emarginando mai la realtà tecnologica, della quale sono un discreto appassionato, trovo di gran lunga più incredibili le sorprendenti sceneggiature degli episodi più comuni, quando mettono in esecuzione i ritmi e le sincronie che sfiorano la perfezione dei tempi cinematografici.

L'altro giorno ero entrato per caso, e ahimé pericolosamente, in un negozio di articoli sportivi. Volevo lustrare lo sguardo con alcuni modelli di scarpe da trail e da running. Solo un'occhiata, non era mia intenzione acquistare alcunché. Quel giorno però non era un semplice figurante ad intrerpretare il ruolo del venditore perfetto, bensì un grande maestro del genere. Non ho avuto scampo e il mattatore ha vinto agevolmente in poco più di quattro mosse.
Ancora oggi con Mari, che ha assistito paziente a tutta la rappresentazione, è in atto una diatriba su quale sia il punto esatto della commedia nella quale si è deciso il finale della storia.

venditore: (si aggira discretamente nelle vicinanze fingendo di controllare gli scomparti con aria distratta)
io: (dopo una lungo indugiare) bla.. bla... bla...
venditore: buongiorno a lei, se posso dare anche un piccolo suggerimento, non ha che da chiedere.
io: bla.. bla.. bla..
venditore: (la sua espressione si fa improvvisamente più seria) Credo di aver capito quale è la sua esigenza, ma ho bisogno di qualche dato in più. Mi dica, quale modello sta usando attualmente?
io: bla.. bla.. bla..
venditore: (non proferisce parola ma fa un eloquente cenno di intendimento senza omettere un chiaro segno di approvazione)
io: (il mio sguardo non riesce a celare l'effetto di un infantile compiacimento)
venditore: mi aspetti qui un'attimo, credo di avere quello che fa al suo caso. (così dicendo scompare nel retro dell'esercizio per tornare poco dopo con in mano due scatole. La solennità con la quale le poggia e ne toglie il coperchio lascia intendere che volutamente erano state sottratte dal grande espositore perchè non tutti gli avventori del negozio erano degni di ammirarle gratuitamente)
io: (come inconsciamente indotto, mi siedo nell'apposita panca imbottita)
venditore: (sciorinando una descrizione semplificata che non omette però un paio di termini altamente tecnici) le provi tutte e due, alternate sui due piedi, poi al contrario invertendole e infine un paio alla volta. Si prenda tutto il tempo che vuole.
io: (dopo una infinita, ma goduriosa, serie di calzate, balzi e ammortizzate sulle punte dei piedi) ...bla.. bla... bla...
venditore: lo immaginavo, non ho voluto dirglielo per non influenzarla Mi dica, lei corre con qualche gruppo sportivo?
io: (ormai in suo completo potere) bla.. bla.. bla...
venditore: bene, in questo caso ha diritto ad un 15% di sconto. Si sa che per chi corre davvero, la scarpa necessita una sostituzione ogni 10-12 mesi.
io: (con fare da automa) bla.. bla.. bla..
venditore: grazie e a presto, si accomodi pure alla cassa e torni a trovarci quando vuole (pronunciando le parole mi stringe la mano usando anche la sinistra, che sovrappone con energia alle due destre mentre queste oscillano).

Titoli di coda.

domenica 25 gennaio 2009

Esperimenti

E' sempre difficile risolversi ad uscire di casa presto la domenica mattina per correre nella stagione invernale. Lo è ancor di più dopo una serata conviviale, a metà tra bacco e pantagruel. L'unico giorno di riposo deve consentire la giusta dose di ozio, non è una resa ignomignosa, dopotutto è la prima volta che la mia forza di volontà sta cedendo, suvvia, la nebbia e l'umidità che scorgo dalla finestra sono troppo, troppo minacciose. No, non ce la faccio proprio, ma voglio salvare comunque l'onore con un esperimento che non mi farà sentire troppo in colpa: tapis roulant, tenuta da running, occhiali ad impulsi memovettoriali a scansione oculare (li ho acquistati su internet da Osaka) collegati al mio palmare via usb e con gli auricolari in dotazione nelle orecchie. Imposto le pendenza, unizio a correre facendo girare il rullo e faccio partire anche la mia immaginazione. L'ambiente nel quale fingo di trovarmi viene trasmesso attraverso la periferica al dipositivo di registrazione video, i suoni precampionati vengono interpretati dalla portentosa macchina e ritrasmessi nelle cuffie. Incredibilmente realistico, qualsiasi impresa è ora possibile, non ho bisogno del mondo esterno, tutto senza più uscire di casa, senza muovermi dal mio piccolo e accogliente appartamento. Ora che ci penso, talmente piccolo che non ha mai potuto contenere un tapis, era per questo che non ne ho mai acquistato uno. Che il mio aggeggio elettronico abbia virtualizzato anche quello? Mi sento un po' confuso. Stanco e confuso nei ricordi. Che cosa è stato reale oggi per esempio? Al momento non sapei dirlo, forse non mi sento molto bene. Che fortuna non essere usciti di casa stamattina.


venerdì 16 gennaio 2009

Che sarà



Palasport di Casale Monferrato, ore 20.30. Accediamo alla struttura col nostro biglietto di fascia intermedia, primo anello, pagato 25 euro in prevendita, più o meno il prezzo di una cena in pizzeria. Dopo circa mezz’ora il grosso dell’afflusso è terminato. Non è gremito, rimangono diversi posti liberi anche nella platea, potremmo spostarci ma non lo facciamo, qui si vede benissimo e poi c’è il maxi schermo che già proietta l’immagine logo e il nome del tour: Delirio.
L’ultimo spettacolo itinerante di Beppe Grillo al quale ho assistito risale al 1994. Sul palco c’era un grande tavolo sopra il quale erano sistemati moltissimi prodotti di uso quotidiano: detersivi, dentifrici, alimentari, tutti generati e pubblicizzati da multinazionali senza scrupoli. Il mattatore rivelava le verità dalle quali eravamo scientemente tenuti all’oscuro in barba a tutti i nostri diritti. L'effetto finale era notevole ma una volta tornati a casa e smaltito lo sdegno del momento, si continuava a giustificare la comoda pigrizia di una realtà eccessivamente consumistica.
Dopo 15 anni il livello è decisamente salito. Il piano adesso riguarda un modello di società diverso alla quale aspirare e Grillo si fa interprete rivoluzionario di una nuova visione del modo di vivere. Nonostante quello che dica sia di gran lunga avanti rispetto ai tempi, egli rientra molto onorevolmente in una filosofia che non è più così di nicchia, e della quale sono interpreti scrittori alla Jeremy Rifkin e anche uomini di potere, come Obama, nato anche grazie alla potenza della rete, neo giunto e già alle prese con decisive scelte politiche ad impronta etica.
In un futuribile tempo a venire, quando il petrolio non detterà più le regole della meccanica e della fisica e quando la civiltà potrà veramente dirsi società dell'informazione per tutti, forse Grillo sarà ricordato, e inevitabilmente anche archiviato, come il profeta italiano di quel nuovo capitolo della storia. Forse. Chi può dirlo.
Ore 23.45, lo show è terminato, definirlo spettacolo comico è riduttivo ma non mi viene in mente altra definizione: la leggerezza è arte sopraffina e spesso la caratteristica più efficacie dell'esercizio comunicativo. Con pochi commenti ci accodiamo alla folla che defluisce. Sulla maggior parte delle facce mi sembra di notare una espressione più intelligente di quella mostrata all'ingresso, o magari è solo un caso. Chissà se i più avrebbero preferito la serata in pizzeria. Di sicuro quella non avrebbe lasciato il buco nello stomaco che sento adesso. Sarà fame oppure quel sintomo d'inquietudine di chi prende consapevolezza della propria condizione di ignoranza?

domenica 11 gennaio 2009

Do It Yourself

Mi è capitato di imbattermi in un programma televisivo (MTV - Il Testimone) dove l'ideatore-protagonista è il reporter di storie poco comuni, situazioni paradossali o personaggi della commedia umana. Si muove da solo in giro per il mondo, unicamente con l'ausilio tecnico di una telecamera che lui stesso utilizza in presa diretta. Il resto lo fa il montaggio, l'uso della voce di commento fuoricampo e, naturalmente, le idee. Oltre a provare una certa invidia, sono rimasto colpito dall'efficacie originalità della tecnica di ripresa. L'effetto è semplice e geniale. Non ho aspettato un attimo a metterla in pratica anch'io, per raccontare la passeggiata di ieri a Torino. Certo devo esercitarmi ancora un bel po', ma penso di farne grande uso nei miei prossimi reportage fatti in casa.


martedì 6 gennaio 2009

The new year


La prima corsa del 2009 sopra un manto di neve fresca e farinosa. Il rumore attutito e la sensazione del soffice atterraggio delle scarpe inzuppate ci fa sembrare leggeri e agili come gatti. Proprio una bella sensazione.

Si apre un nuovo anno. Ho riposto il diario del 2008, accuratamente allineato agli altri, in fila, nel loro angolo della libreria, dandogli solo una sommaria e veloce sfogliata. Non amo molto soffermarmi sugli avvenimenti passati, a volte li ricordo a fatica e in maniera sfocata, preferisco così. Meglio concentrare le energie per vivere il presente o al massimo provare a pianificare il futuro prossimo, il naturale prolungamento dell'adesso, quello che gli inglesi chiamano, non a caso, present continuos.

Fare propositi per l'anno nuovo è comunque divertente, molto meglio che fare dei bilanci, che sa decisamente di vecchio e il più delle volte intristisce. Puntare molto in alto e dichiarare traguardi
ambiziosi non costa nulla, non c'è l'obbligo di adempiere ad una nostra simpatica presunzione e non viene mai applicata alcuna penale ad una innocente sbruffonaggine.
Correremo i 42 km della maratona ad esempio: obiettivo impegnativo, alcuni podisti più esperti mi hanno guardato con incredulità quando ne ho parlato, premettendogli di aver scoperto la corsa solo lo scorso marzo. Eppure sappiamo bene che niente è più stimolante che il porsi un traguardo altisonante.
Poi sarò in grado di leggere piacevolmente e senza fatica tutto il Times mentre sorseggio un caffè, o seguire interamente un film in lingua inglese. Lo sforzo che ho messo finora nella causa, e le belle soddisfazioni che ne ho tratto, serviranno a sostenere ancora la mia volenterosa spinta.
Viaggeremo il più possibile (non è mai abbastanza). Il giro del Marocco su mezzi pubblici e di fortuna è ormai vicino. Poi mi piacerebbe passeggiare ancora per Londra, con la sterlina magari sotto l'euro, in barba al conservatorismo d'oltremanica e con un accenno di cafoneria al momento di saldare il conto in negozi e ristoranti. D'estate forse un tour in Sicilia, è un po' che ne parliamo. A fine anno cosa non darei per tornare negli USA. Dovrei solo convicere Mari: farle capire che non è limitativo tornare due volte nello stesso paese e che gli immensi States non possono essere considerati un luogo unitario e di omogenea culturalità. Bell'impresa..
Tempo di andare ora, organizzare il tempo per tutto è l'impegno più grande. Deve pur rimanere lo spazio, ogni giorno, per leggere un libro, chiacchierare con un amico o interessarsi dei problemi del mondo. Buon 2009!