sabato 15 gennaio 2011

La finestra sul cortile

Una distorsione alla caviglia, notte di ghiaccio e dolore, poi lo sforzo fino al pronto soccorso. L'ortopedico di poche parole, apparentemente scazzato, rientra perfettamente nel cliché della situazione assolutamente poco originale. Bloccato in casa e oggi anche rabbioso. Mi immaginavo come il protagonista del film di Hitchock, che nella sua permanenza forzata è raggiunto da un'avventura mozzafiato. Invece essere ad una rampa di scale dal mondo è solo un pò più che deprimente. La stessa energia che ho messo nella caparbietà del farmi male correndo su un pallone, agisce ora in senso contrario e mi svuota di ogni impulso. Tornare alle mie attività quotidiane o volare per il funerale della nonna Vittoria. Sono fermo ed incapace di trovare una reazione che allevi la mia angoscia. Penso anche alla Sua immobilità, quella degli ultimi anni, alla noia assurda dei giorni tutti uguali in quella grande luminosa stanza che da sul cortile alberato. Uno dopo l'altro chiedendosi se ne seguirà ancora uno, e dopo questo se ancora un'altro oppure no. Novantanove da poco, ora spostandosi dal letto alla sedia, ora facendosi sorprendere da una visita, evento sempre troppo breve e troppo violento. Quando tornerò a trovarla forse passeggerò da solo fino al piccolo cimitero, ritrovando percorsi nei ricordi da bambino, i racconti e le canzoni di nonna, che è sempre stata vecchia, le tante notti nel suo lettone, dove è sempre stata vedova, tutte le sue apprensioni e tutti i suoi brontolii. Dove è sempre stato il suo modo di amare. Ciao.