lunedì 28 luglio 2008

Evolution

Una più bella dell'altra le composizioni di Giovanni Allevi. Sentirlo ieri sera dal vivo me le ha fatte apprezzare in maniera più intensa. L'effetto dei martelletti del pianoforte che picchiano sulle corde in funzione della passione e della sofferenza dell'esecutore è un effetto difficilmente riproducibile in un cd, oltre che diverso ogni volta.
Ho letto molte critiche sulla sua musica, sempre proporzionali al suo grande e recente successo. Penso sia la vecchia storia snob di chi si sente eletto fruitore di musica classica e storce il naso quando viene resa orecchiabile e rischia di raggiungere il pubblico volgo.

sabato 26 luglio 2008

Mal d'america


Stamattina quando la radiosveglia si è accesa, nel buio della camera, ho pensato che era la prima volta da quando eravamo in viaggio che sentivo un brano in italiano, e che era davvero una strana coincidenza che proprio alla sveglia fosse stato trasmesso un pezzo non in inglese.
E' ormai una settimana che siamo rientrati, eppure non solo mi capita di pensare spesso al viaggio USA, ma addirittura, come stamattina, di sognare ad occhi aperti e credere di risvegliarsi in uno sconosciuto motel non vedendo l'ora di alzarsi per ripartire verso una nuova meta del grande paese.

Dopo la corsa sugli argini del Tanaro (per la stagione estiva io e il buon Davide prediligiamo il running di buon ora), un vecchio stendino rotto lasciato nei pressi della discarica mi ha fatto pensare ad alcune opere esposte al museo d'arte moderna di Los Angeles, ho pensato che quella ferraglia, proprio in quella posizione, non avrebbe sfigurato in una sala di avanguardie. Ne ho anche abbozzato un titolo, "la persistenza della lavandaia".

Dalle parti del New Mexico avevamo incontrato una coppia di italiani che da dieci anni trascorrevano tutte le loro vacanze negli USA, visitavando ogni volta uno stato diverso. Ci avevano detto di non poterne più fare a meno.

Non so se anche a noi è venuto il mal d'america, comunque ci siamo seriamente riproposti che nel 2010 saremo a New York e parteciperemo alla stra-nota maratona. La preparazione all'appuntamento è piuttosto impegnativa, c'è tempo è vero, ma serve a tener viva la mente e il fisico. Speranza consolatoria direi.

venerdì 18 luglio 2008

Sunset Boulevard

Los Angeles (Ca), 17.07.2008, ore 10.00 P.M.
Hotel Marriot, niente male, stanza 152, bagagli pronti e sveglia ore 04 a.m.,domani si lascia il grande paese e si torna a casa.
Tra le tante cose mancherà questo modo di condividere alcune istantanee di viaggio realizzate in luoghi nuovi e pieni di stimoli, difficilmente riproducibili una volta tornati.
Solo impressioni, una analisi più profonda sarebbe stata impossibile per viaggiatori di passaggio come noi, che dopo aver avidamente assaggiato, parlato, domandato e improvvisato amicizia, sono ripartiti il più delle volte all'alba prima che tutti se ne accorgessero, in cerca di un posto nuovo dove sperimentare lo stesso spirito di adattamento.
La ricerca di alcuni luoghi comuni è stato solo un punto di partenza e il lasciarseli alle spalle ha dato senso ad ogni tappa del viaggio.
L'automobile, il nostro mezzo di trasporto, non è stato solo funzionale agli spostamenti ma una vetrina privilegiata sulla vita della gran parte della gente incontrata, in luoghi dove ogni cosa è separata da grandi distanze. Tutto è "drive in" o "drive thru', si entra in macchina anche in lavanderia, si consegna e si ritira senza scendere, le cassette postali sono conformate per imbucare da seduti, così come molti cestini della spazzatura. I circa 4 mila km e 21 giorni di viaggio, pur se pochi, ci hanno dato un piccolo assaggio del sud ovest degli Stati Uniti, idee, pensieri, immagini da utilizzare per accrescere, un pò alla volta, la nostra confusa idea del mondo.

Antiques & Collectible

Hollywood L.A. (Ca), 16.07.2008, ore 11.00 P.M.
In ogni paese o città visitati durante questo lungo viaggio ci siamo imbattuti in affascinanti e sbalorditivi negozi di antiquariato. Il più delle volte non si tratta di antico, ma di roba vecchia tout court, usata, qualsiasi oggetto o suppellettile reperibile nell'abitazione della nonna. Il tutto esposto con una cura ed una solennità che supera di molto quella di un qualsiasi importante museo. Anche nel più piccolo centro ce n'è almeno uno. In alcuni paesi ne abbiamo trovati talmente tanti da credere che tutti i suoi abitanti fossero dediti a tale passione e la vita si svolgesse nel vendersi reciprocamente le anticaglie. Ad uno dei titolari ho deciso di chiedere che senso avesse l'esistenza di così tanti negozi di cose vecchie.Cercavo una risposta che assomigliasse più alla ratio filosofica che ad una valutazione commerciale, e in parte sono stato appagato. Mi ha detto che da queste parti le persone, nel corso della vita, si disfano spesso delle cose che ingombrano e che sono completamente inutili ed altrettanto spesso amano cercare oggetti che gli ricordano la casa dove hanno trascorso la loro infanzia, o semplicemente il tempo passato. Cosi facendo, si crea una catena senza fine.
Da parte nostra non possiamo negare di aver trascorso un discreto numero di ore dentro queste raffinate esposizioni, il più delle volte a stupirci degli oggetti che qualcuno ha avuto la cura di far finire li dentro. Lo riteniamo, comunque, un vezzo che ci ha aiutato, almeno un poco, a capire un pò di più sui luoghi che abbiamo incontrato, sulle persone e sulle loro storie, le piccole e grandi manie, su quello che ci ha fatto sembrare questi americani così diversi, pur sapendoli così uguali a noi.

mercoledì 16 luglio 2008

C'era una volta il west

Bakersfield (Ca), 15.07.2008, ore 11.00 P.M.
Il cinema ha contribuito enormemente a diffondere il mito americano, anche nel mio immaginario fin dagli anni di un'infanzia ben nutrita dalla visione di tantissimi film del genere western.
Passando quasi per caso a Lone Pine (Ca) scopriamo l'esistenza di un bel museo dedicato al cinema che celebra con cimeli originali tutti i film che sono stati girati, in tutto o in parte, in questa zona della Sierra Nevada. C'è n'è di ogni tipo, dai classici con John Wayne a "Il Giorno Maledetto" con Spencer Tracy, fino al Gladiatore con Russel Crowe, l'elenco è infinito. Visitato il museo reperiamo veloci informazioni sulla strada per raggiungere il vicino luogo così ricercato da sceneggiatori e registi, che ci dicono chiamarsi Alabama Hill. La temperatura da pieno deserto e l'orario proibitivo (che poi battezzerò "Mezzogiorno di Fuoco"), non ci fermano e in men che non si dica siamo a ridosso della costa est della Sierra Nevada in uno scenario incredibile, che sa veramente di "film già visto". Esaltato e anche emozionato tento una posa fotografica tra alcuni enormi massi che sovrastano un sentiero, come fossi una sentinella ad attendere il passaggio immaginario di una carovana, tenendo a fianco il mio inseparabile, e altrettando immaginario, fucile winchester. Un colpo di sole mi consiglia di rientrare al fresco dell'auto e salutare i miei eroi di un western che oramai non esiste quasi più. Riprendendo lucidità mi viene in mente che anche il nostro viaggio si avvicina ai titoli di coda, e questo, ci piace molto meno.

martedì 15 luglio 2008

The other side of California



June Lake (Ca), 13.07.2008, ore 10.30 P.M.
Avevamo tentato a Santa Fe sul Rio Grande, ma quel giorno il nostro itinerario ci portava altrove. Poi al Grand Canyon sul Colorado River, ma senza prenotazione è stato impossibile. Oggi siamo riusciti ad appagare la voglia di rafting al parco Yosemite. Il fiume è meno blasonato degli altri due, ma la vista che il suo letto ci ha offerto, come le cascate Wed Veil ad esempio, era di quelle che provocano una contrazione del petto e dello stomaco.

In serata attraversiamo l'intero parco per sostare nei pressi del grande Mono Lake e la zona è circondata da moltissimi altri laghi minori. Domani si torna verso sud attraverso la statale 395 che ci dicono essere un'altra "scenic road", per amanti del genere.

Il ricongiungimento con la natura ha riportato limpidezza nei nostri pensieri, che oggi sono stati anche per gli indiani Ahwahnee che vivevano questi monti in un rapporto col territorio impossibile da recuperare. Ogni tanto è bene regredire in luoghi come quelli di oggi.

domenica 13 luglio 2008

One more time



Groveland (Ca), 12.07.2008, ore 02.00 A.M.
E' tempo di andare. Alle 10 a.m. si lascia la stanza del centralissimo Beresford Hotel, ma possiamo ancora usufruire del parking e della hall per i bagagli fino alle due. C'è tempo ancora per un giro in città. Che fortuna, perchè al S.F.M.O.M.A. c'è un'esposizione su Frida Kahlo, la pittrice messicana dall'arte e dalla vita travagliata, non possiamo perderla, quando ci ricapita. Appena usciti bastano due isolati per Union Square, c'è l'immensa Borders Books, non possiamo non farci un salto. Senza perdersi troppo tra i libri però, c'è da onorare il passaggio, d'obbligo, sul Golden Gate, l'altro simbolo della città. Alla sua uscita non sostiamo al "vista point" per goderci un panorama dell'intera baia?

Durante le tre ore d'auto che ci allontanavano da S.F. (siamo diretti al Yosemite Park) si è parlato molto poco. Capita quando si lascia con malinconia qualcosa che ci è piaciuto vivere e si sa che, probabilmente, non si rivedrà più.
Dopo le verdi e sconfinate coltivazioni di frutta il panorama cambia di nuovo ed in maniera repentina. Ci sorprende ogni volta, non riusciamo per fortuna a farci l'abitudine. Attraversando le salite della Sierra Nevada si rientra nel wild west, quello dove la natura ritorna padrona. I paesi che si incontrano sono come oasi, sempre vive però, le grandi distanze li rendono un cruciale punto di riferimento per chi vive nelle lontane campagne. Basta un locale, magari storico (ci dicono il più vecchio della California, mah...) come l'Iron Door, musica blues dal vivo, birre una dietro l'altra, e questo posto può diventare il più bello d'america. Lo dicono seriamente Rick e Annette (da quando si sono trasferiti su questi monti si sentono tutti i giorni in vacanza) ai quali ricambiamo il giro di birra offerto. Hanno ragione loro, è il locale più bello d'america. Almeno per questo sabato sera.

sabato 12 luglio 2008

I left my heart in S.F.

Una traversata della città sulla cable car ricorda un giro sulle montagne russe. San Francisco è costruita su una grande scalinata alla quale l'asfalto ha arrotondato gli spigoli e questo mezzo di trasporto d'altri tempi, trainato da un cavo che corre sotto la strada, è uno dei simboli di questa metropoli. Caotica, multietnica e magnificamente viva, dove tutto il giorno l'aria che si respira è quella del fermento. Il suo fascino, a metà tra la vecchia europa e l'avventurosa terra di frontiera, ci ha rapito per due giorni. La sua baia placida e animata evoca pacifiche incursioni di popoli d'oltremare, come quello che vive nella centrale chinatown.
Una vecchia song americana, il cui jingle ricorre in tutti i carillon in vendita per i tantissimi turisti, recita anche i nostri pensieri di stasera: "Ho lasciato il mio cuore a S.F., se la nebbia del mattino raggela l'aria non mi preoccupo, il mio amore aspetta li a S.F., vicino a quel mare blu accarezzato dal vento"

giovedì 10 luglio 2008

Smoke in the water

Greenfield (CA), 09.07.2008, ore 10.00 P.M.
Non riusciamo piú a spostarci su strade normali, è più forte di noi. La mania di ricerca dell'unicità oggi ci ha fatto viaggiare sulla Highway "1", una historic road che corre lungo la scogliera californiana, panorami unici e un'oasi naturale popolata da un esercito di scoiattoli e varie colonie di foche giganti (elephant sail).
Unico inconveniente il blocco della strada a causa di un incendio, in questo periodo sembra siano all'ordine del giorno, che ci ha costretto a rifare a ritroso le quasi 50 miglia di scogliera, sempre mozzafiato. Alla fine ne è valsa la pena.

Verso sera ci fermiamo in un locale sul quale troneggia l'insegna "da Harvey's". Il nome fa molto americano e questo ci ispira visto che i ristoranti ispanici non ci hanno fatto una bella impressione. Scelta perfetta, stiamo benissimo. Dopo cena, come da copione, il titolare si avvicina a noi per chiacchierare e scopriamo che parla quasi solo lo spagnolo e che il nome Harvey glielo ha dato la sua vecchia maestra che non riusciva a pronunciare Javier.
Nel locale è in atto una scommessa, riuscire a finire in 30' il panino gigante creato da Harvey. Naturalmente è impossibile e l'ingenuo giovane che si era cimentato se ne accorge presto. Salutiamo il nostro amico Javier, holà, buenas noches, in perfetto inglese u.s..

mercoledì 9 luglio 2008

Californication



Santa Maria (CA), 08.07.2008, ore 11.00 P.M.
Sulle radio locali la musica country ha lasciato il posto al pop rock e all'hip hop. Invece delle enormi auto cassonate, i pick up, ora le strade sono popolate dagli altrettanto enormi S.U.V. Quasi dappertutto si sente parlare lo spagnolo e i locali messicani vanno per la maggiore. Decisamente siamo in California!

Abbiamo deciso di rimandare la visita a Los Angeles, metropoli sconfinata e a tratti caotica, e di puntare a nord verso San Francisco, con molta calma tuttavia. Non è necessario essere surfisti per apprezzare queste grandi spiaggie incorniciate dalle altissime palme. Il modo di vestire dei ragazzi, di fare sport on the beach, di vivere i locali alla moda, ci piace. Ci piace essere in California .

martedì 8 luglio 2008

L.A. Confidential

Santa Monica, Los Angeles (CA), 07.07.2008, ore 11.00 P.M.
Alcuni giorni fa, dopo una deviazione di percorso per un'escursione, al momento del rientro sulla Route 66, Mari ha detto: "finalmente siamo tornati a casa". Le ho chiesto di ripetere e lei ha detto che si era trattato di un lapsus. Dopo averla incontrata ad Oklahoma City, averla vissuta, percorsa in direzione ovest, fotografata e impressa per sempre dentro di noi, stamattina siamo arrivati fino a Santa Monica (CA) dove la Mother Road termina, non poteva essere diversamente, di fronte all'oceano. Il nostro viaggio continua, ma in maniera sicuramente diversa. Su di lei ci sentivamo sicuri ormai, avevamo imparato a conoscerne un poco il carattere e lei aveva accolto e incasellato la nostra storia da qualche parte, insieme alle storie di tutti i suoi viaggiatori. Ci mancherà di sicuro. Ricordandola al nostro rientro potremo scoprire se, in qualche modo, ci abbia cambiati o meno, ma crediamo di conoscere già la risposta.

lunedì 7 luglio 2008

Go west

San Bernardino (CA), 06.07.2008, ore 11.00 P.M.
Stamattina abbiamo superato il Nevada e siamo entrati in California, the Sunshine State. Aspettando il paese della costa, delle coltivazioni di arancie e di mele, abbiamo attraversato quattro ore di terribile deserto, il più arido fino ad ora incontrato. Sulla nostra Route 66 per molto tempo siamo stati soli, nessun distributore, nessuna "rest area". Senza dircelo, il nostro pensiero è andato alla storia di quei contadini degli anni '30 che avendo raggiunto a stenti la California credevano già di intravedere all'orizzonte quei campi verdi bisognosi di braccia e invece anche per loro questo deserto sembrava non terminare mai.
Solo un paio di belle soste hanno dato vigore a questa caldissima giornata: la visita ad una affascinante Ghost Town di fine 1800 e al ranch del sig. Elmerz, uno strano americano che passa il suo tempo a realizzare alberi fatti di bottiglie, bottle tree. "This art dedicated to the memory of those who have lived and died on the Mother Road" è l'incisione appesa al cancello del suo ranch. L'ho anche aiutato a rimettere in sesto una delle "opere"che il vento aveva fatto cadere. Mi ha chiesto se in Italia esistesse una cosa del genere, gli ho detto di no, anzi, non ancora..

domenica 6 luglio 2008

Babel

Las Vegas (Nevada), 06.07.2008, ore 10.00 A.M.
Las Vegas è un posto pazzesco, irreale, dove tutto è eccesso. L'apertura di ogni nuovo albergo è una folle corsa a realizzarlo piú grande e più assurdo. Ogni hotel è a sua volta una città, con la sua vita frenetica e all'insegna di una lussuosità esagerata che sconfina nel kitch. Non potevamo che viverla così anche noi, almeno per un giorno, in uno dei più recenti alberghi costruiti (e che quindi è già vecchio), l'MGM, immenso (e quindi già piccolo), ispirato al cinema e simboleggiato da un leone. Per quel poco che siamo riusciti ad esplorarlo può essere utile segnalare, per dare il senso, una savana ricreata (con tutta la vegetazione incredibilmente vera) e popolata da leoni (veri anche loro) che passeggiano tranquillamente. La vita è il gioco d'azzardo ed il vizio in tutte le loro forme, e lo spostarsi tutta la notte da un hotel all'altro è il cercare l'eccesso più grande e più difficile da immaginare.
Ora però è tempo di alzarsi, ripartire, tornare alla realtà.

sabato 5 luglio 2008

Cool freedom party



Kingman (Az), 04.07.2008, ore 11.00 P.M.
Oggi giornata senza alcuna meta specifica, ci siamo fatti pigramente guidare dalla strada fermandoci dove venivamo ispirati e richiamati.
A Flagstaff Katerine, una simpatica e stravagante commessa che viene dall'Alaska, ci ha definiti una coppia "cool!", che il fatto che fossimo appena sposati era "cool!", che venissimo dall'Italia era "very cool!".
Ad Hackberry, sulla strada desertica e deserta, ci siamo fermati ad una strana pompa di benzina in disuso. A fianco c'era un cancello semi aperto con dentro una vecchia auto col cofano alzato, il motore semismontato e gli attrezzi ancora in terra. A fianco una porticina cigolante dava ingresso ad un locale pieno di oggetti d'epoca impolverati e manifesti staccati. O si trattava del set di un film oppure degli alieni avevano rapito 60 anni fa i titolari e tutto era rimasto così come allora. Niente di tutto questo, il vecchio e silenzioso proprietario, che stava timidamente sul retro, era l'artefice di questa perfetta ambientazione storica.
Anche a Kingman, arrivati alle 7 di sera, abbiamo trovato la città completamente vuota. Abbiamo pensato anche qui ad una ricostruzione, invece tutti (ma proprio tutti!) i cittadini erano riuniti in un grande campo sperduto, stile pic nic, a festeggiare l'Indipendence Day, mangiando hot dog ed assistendo (qui è un rito) ai Fireworks, i fuochi d'artificio.
E noi con loro.

venerdì 4 luglio 2008

Good morning Arizona

La prospettiva diurna non accrescie ne sminuisce la prima impressione sulla nostra ultima sistemazione.

Desert road

Gray Mountain (AZ), 03.07.2008, ore 10.00 P.M.
Abbiamo dedicato l'intera giornata alla visita del Gran Canyon e ne faremmo volentieri anche una seconda ed una terza, se il nostro viaggio non fosse ancora così lungo. La visione del tramonto abbarbicati su un costone di roccia così appesa al vuoto da far tremare le gambe ancora adesso al pensiero, è il rito col quale abbiamo salutato questo luogo incredibile. Può sembrare, a sentirlo raccontare, una scontata tappa da cartolina turistica, eppure è la potenza con la quale la natura ha impresso una forma straordinaria e immensa. Talmente forte che l'uomo non ha potuto scalfirne nemmeno il più piccolo particolare.

Mari stasera, senza affatto celare un ricercato sarcasmo, ha eletto il Motel dove ho voluto fermarmi il peggiore in assoluto tra quelli conosciuti fino ad ora. Gli ho detto di tener ancora in serbo il premio fino alla fine.

giovedì 3 luglio 2008

Arizona Railroad

Winslow (AZ), 03.07.2008, ore 10.00 P.M.
Saremmo voluti arrivare a Flagstaff questa sera, ma la stanchezza ha prevalso e la presenza di questo Motel 6, economico e si vede, ci ha evitato di guidare ancora in condizioni non più accettabili. Da queste parti non c'è il rischio di non trovare un posto dove dormire, sembra che gli americani passino gran parte della loro vita a spostarsi di stato in stato. E a proposito, questo pomeriggio siamo entrati in Arizona. Appena passato il confine abbiamo incrociato un immenso coinvoglio della Santa Fe' Railroad, ferrovia costruita nel 1880, storia. Del fascino che i treni esercitano sui miei pensieri ho già detto e ridetto, infatti ho costretto Mari a sostare finchè il treno non fosse ripartito: lentamente, prima che la motrice imprimesse il traino sull'infinita catena di merci, bruciando e fumando gasolio, fischiando alla maniera che è unica di queste macchine del tempo. Buonanotte.

mercoledì 2 luglio 2008

the man with the hat

Gallup (NM) 02.07.2008 ore 3.00 P.M.
A ricordo di Albuquerque, lasciata stamattina, sono con noi 2 splendidi cappelli da cow boy acquistati in un bellissimo negozio, the man's Hat Shop, nella central street. Il titolare, mr. Willy, ci ha già eletto suoi grandi amici. Ha tirato fuori dal cassetto un cappello Borsalino che ha acquistato 16 anni fa in Italia durante una visita alla famosa e storica fabbrica di copricapo. Non voleva credere che i suoi nuovi due amici venivano proprio da quella città, ho dovuto mostrare la carta d'identità. Addio Albuquerque, arrivederci Willy.

Native american


Albuquerque (NM), 02.11.2008, ore 07.30 A.M.
Una provvidenziale deviazione di percorso ci ha portati da Santa Fe' fino alla riserva indiana di Taos il cui villaggio pueblo è in parte visitabile. Le case di fango, i caratteristici forni, il cimitero, i recinti dei cavalli ci hanno molto suggestionato, ancora di più ci hanno fatto pensare alla grande ingiustizia della storia, che tutti conosciamo, nei loro confronti.
Alcuni dei più anziani, le cui facce segnate sembrano uscite da un film, espongono fieri targhe e riconoscimenti concessi dallo stato e da altre associazioni americane, e passano la giornata a vendere souvenir ai turisti. Mi sembra, anche se non sono nessuno per dirlo, che il grande senso di appartenenza sia la vera forza di questa sconfinata nazione.

martedì 1 luglio 2008

In trucks we trust

Santa Fe' (NM) ore 10.30 P.M.
"Without trucks the America stops", ho visto questo adesivo sul retro di molti bisonti della strada in giro per la I-40.
Sono loro le vere stelle delle interail u.s.a. , mastodontici, dall'aspetto minaccioso, dalle finiture cromate e dai vetri oscurati. Sono tanti e grandissimi, come tutto è enorme da queste parti. Ogni volta che ci sorpassano ci sentiamo sempre intimoriti e balza alla mente il film "Duel". Sembrano quasi animati di vita propria, che non ci sia in cabina nessun autista, comune mortale, ma siano veri robot ormai alieni alle leggi di Asimov, pronti a conquistare il mondo forti della loro potenza fisica.

Oggi abbiamo lasciato il Texas per il New Mexico con un nuovo fuso orario. Stasera si dorme a Santa Fe', una cittadina di struttura e fascino ispanico che merita però una visita più accurata anche nella giornata di domani. Poi nel pomeriggio di nuovo in strada, insieme ai trucks,puntando sempre all'orizzonte e attendendo ancora nuovi cambi di paesaggio.