martedì 28 dicembre 2010

5 dicembre 2010 ore 21.52

Dopo le tre ore in sala parto, assistendo al travaglio di Mari, ho capito il senso della frase della dottoressa "si viene al mondo con la forza della disperazione". Impotente eppure protagonista, una emozione forte, a tratti violenta, pur se da spettatore. Un momento provo a dare coraggio e l'altro devo reggermi forte per non sobbalzare e perdere lucidità. E' quasi come un giro sulle montagne russe, ma un giro molto lungo, dove al momento di fermarsi l'accrocco accellera di nuovo e riparte, senza capire quando terminerà il brivido. Poi ad un tratto, ormai in cronico stordimento, un'ultima folle accellerazione, il suo gesto di disperazione, la giostra si ferma e la vita esce all'improvviso. Pianto e gioia, sollievo e terrore. Mille volte lo avevo immaginato ma la senzazione non assomiglia nemmeno lontanamente ad una di quelle. Ora tutti sono più calmi, gli spostamenti, i movimenti, decisamente più lenti, sembrano gesti di routine. E Lui esiste. Lo ripuliscono, lo pesano, io sono lì vicino e penso che tra poco me lo consegneranno in mano con un semplice "prego"; tutte le speranze, l'ansiosa attesa, le tante preoccupazioni, poi la sofferenza e ora con un passaggio di mani, un "prego", eccolo qua.
Una infermiera entra dicendo che fuori è tutto imbiancato, qualcuno si preoccupa delle strade e del rientro a casa. Dev'essere tardi, anche se il tempo conta davvero poco adesso. Penso che la mezzanotte sarà passata e sia già un giorno diverso. Guardo Lui e sono certo che ora tutto sarà diverso.

martedì 19 ottobre 2010

Ombra di riflesso

L'esistenza di David ha ingenerato, in concomitanza con la traboccante gioia per il suo prossimo ingresso al mondo, un velato senso di inquietudine al quale fatico a dare un nome razionale. Una delle sensazioni più superficiali che riesco a coglierne è il senso del tempo che sfugge troppo velocemente.
Anche per questo oggi non ho voluto far scappare questo pomeriggio di sole, ritenendolo già raro, per tornare a fare il mio amato running.
Mentre sudo soddisfatto provo ad interrogare la mia ombra proiettata sugli argini di Alessandria. Pur nella sua bidimensionale espressione di colore assente pare suggerirmi di dire, e pensare, a meno sciocchezze.

Dì di festa

La castagnata di Tagliolo Monferrato, il borgo affollato di visitatori domenicali, tutti gli abitanti alle loro organizzate mansioni, fumo di legna buona, vino rosso spruzzato sulle enormi padelle forate,banchi modesti e mostre orgogliose ai piedi del castello risvegliato per l'occasione. Allestire una festa di paese non è montare uno stand di pvc sopra metalliche cucine industriali per saziare a catena le orde ipnotizzate da remoti appetiti dozzinali. Prediligo di gran lunga i luoghi dove si tenta di restituire, anche agli estranei, una sintesi coreografica della quotidiana realtà dove ciascuno si sente protagonista della fiera sopravvivenza comunitaria. L'atmosfera paesana regalata a grandi mani, sotto un cielo autunnale che ha deciso oggi di festeggiare ammiccante.

venerdì 15 ottobre 2010

One man Band in Alessandria


Primo pomeriggio grigio, preludio della stagione fredda che sta entrando, un artista di strada si materializza in Piazzetta della Lega e scuote dal torpore i pochi passanti che rientrano, malinconici, nei loro posti dalla pausa pranzo.




domenica 26 settembre 2010

Gagliaudo 2010

Qualche scatto ad Alessandria durante "Gagliaudo tra i mercanti 2010".






mercoledì 22 settembre 2010

Una mela al giorno


Sono entrato per la prima volta in un Apple Store a San Francisco, quasi considerandolo un'attrazione del posto. Ricordo una coda enorme, stavano presentando qualcosa di nuovo. Nonostante la ressa, una volta dentro l'atmosfera era divenuta improvvisamente pacifica. Le voci erano attutite e tutti si muovevano come se il pavimento fosse stato ovattato. La disposizione minimalista non faceva sembrare gli oggetti esposti semplice ferraglia in attesa di imminente obsolescenza. Le linee pulite, le forme semplici ma geniali, l'arte sotto forma di tecnologia della più avanzata. 
Le creazioni elettroniche sono piacevoli da maneggiare, belle almeno quanto inutili. Si entra e si passeggia nelle stanze con il fare di chi visita un museo. Dopo aver respirato l'aria della nuova dimensione, ci si avvicina agli oggetti innaturalmente sospesi sugli espositori. Atteso il proprio turno si possono finalmente toccare. L'uso del tatto è all'inizio discreto e poi man mano si fa più audace. Infine si decide che è arrivato il momento di non spingersi oltre. Si poggia cautamente la creatura facendola ritornare a fluttuare, si esce e quel desiderio di possesso pare essere completamente appagato. 
Innegabilmente attratto dalle modernità, ed insieme nauseato dal consumismo fine a se stesso, talvolta in via Migliara vado a ricercare quelle stesse sensazioni.

mercoledì 15 settembre 2010

Baci da Alessandria.. nuovo prologo



Avevo promesso ad alcuni turisti tedeschi, conosciuti quest'estate, un cartolina del posto dove vivo. Conoscevano Alessandria pur non essendoci mai stati e associavano la zona all'immagine (o al sapore, meglio) del vino di qualità.
Rientrato in ciità e volendo subito onorare i miei nuovi distanti amici, cercavo di reperire il souvenir postale e ne scoprivo gli sbiaditi risvolti: misera la gamma e pessima la qualità. Incredulo cercavo in diversi tabaccai e ovunque si ripeteva la delusione.
Il mio amico Sergio, titolare di un'accurata tabaccheria del centro, confermava che l'imbarazzo "nella" scelta è davvero cosa poco gratificante. Ai molti viaggiatori di passaggio e ai pochi turisti stranieri che si notano passeggiare sottovoce con le loro discrete mappe, non viene offerto il biglietto che merita il loro spirito di ricerca.
Poichè la richiesta non rappresenta il core business delle rivendite, pare che nessuno investa (anche poco) nel rinnovare qualche immagine e magari qualche sua idea su come si promuove la città.
Ho deciso di realizzare qualche scatto di prova e tentare di farne una cartolina turistica che sia, solo, bella. Non certo per guadagnare ma per una sfida o meglio un messaggio: a chi istituzionalmente dovrebbe crederci, o almeno far finta, ma non sa proprio da che parte cominciare.

lunedì 7 giugno 2010

La compagnia dell'anello



"L'anello di Mantovana", 5° Memorial Giuseppe Colla, una bella 11 km sotto un sole alto e rovente. Dopo aver ansimato per la fatica, veniamo pure premiati (come gruppo sportivo, non ci si inganni...).

sabato 8 maggio 2010

La mia Stralessandria 2010


Sono quasi le 20. Esco di casa per raggiungere la tradizionale manifestazione cittadina. Superata la soglia del privato entro nel mondo di fuori. E' un confine forte, non sempre si vuole che l'esterno superi la barriera ed entri nell'equilibrio intimo, così come spesso le questioni private non si vuole escano dal vetro sigillato delle finestre pigre ad aprirsi. La dualità è difesa, paura del confronto in tempi difficili.
Pochi giorni fa sono rientrato a casa nel bel mezzo di una dimostrazione di vendita ed ho osservato silenzioso, quasi da ospite, i riti collaudati da formazione multilevel. L'uomo non più giovanissimo esternava serietà impostata, la camicia stirata con cura da casa. la ragazza che lo aiutava a trasportare i grandi valigioni non parlava. I nostri e i suoi silenzi si compensavano ed interloquivano profondamente. Una volta andati via Mari mi ha chiesto cosa ne pensassi dell'aspirapolvere, io mi stavo chiedendo se la scelta di vendere porta a porta era un modo per arrotondare o l'effetto della perdita di un lavoro vero. Riflettevo se le condizioni, il luogo, la famiglia in cui ci si trova a nascere segnino irrevocabilmente tutto il resto, oppure se la propria volontà e caparbietà sia comunque capace di sconfinare dalla strada tracciata da un mesto destino. Mi accorgo di generare una inutile tristezza e dismetto i pensieri ad alta voce.
Sono quasi in piazza, mi sembra ci sia meno gente dell'anno scorso. Qualcuno ha rinunciato ad aprire i suoi portoni, chi lo ha fatto invece, poi si sentirà meglio, avrà scoperto che i gesti spontanei uniscono i simili e l'unione dei simili aiuta a vivere meglio.
Al momento della partenza mi guardo intorno e scopro che una folla allegra si è riversata d'improvviso verso il luogo di partenza. Lo sparo d'inizio fa scattare i volti in avanti e le silhouette dei multiformi profili paiono davvero tutte assomigliarsi.

lunedì 26 aprile 2010

Vincent e Vito




Arles (FR), 21 aprile 2010.
Nel museo che omaggia l'artista sono esposte alcune sue lettere ed altri manoscritti. Sono certo che lo studio del tratto non può che associarlo ad una personalità fuori dal comune, ma per questo devo rimandare il lavoro al mio amico con la passione (ed il talento ritengo) per la grafologia, al quale invio queste foto come affettuosa cartolina ricordo del viaggio in Provenza.

La pizzà

Pourrieres (FR), 25 aprile 2010.
Piuttosto stanchi dalla visita dell'ennesimo borgo incantato di provenza (quello di Lournarin ci ha lasciato più di altri a bocca aperta) lasciamo le strade indicate sulle guide per inoltrarci a caso nelle campagne vestite della stagione migliore. Forse ci si distrae troppo nella contemplazione e si finisce in un villaggio che pare disabitato. L'unica forma di vita è il furgone della pizza con originale forno a legna, una vera istituzione da queste parti. Pur sapendo di non trarne beneficio, vinti dalla fame e dall'ora tarda, decidiamo di comunicare con la coppia a bordo (il marito stende e inforna mentre la moglie fascisce generosamente i farinosi dischi di pasta. "..nous sommes italiens, la pizzà est une istituzion.. mais nous avons terminé le derrat.. dans le camper.." La cottura è impeccabile ma l'abbondare di quel formaggio giallo (è qui il primo errore, non si può rinnegare la mozzarella perché non è abbastanza transalpina) crea uno strato gommoso e dolciastro che non rende onore al pomodoro sottostante (secondo errore, anche un bambino sa che non puoi aprire un cartone di tomato e rovesciarlo sulla pasta così com'è). L'accozzaglia di spezie che fascisce il risultato crea la sfumatura di gusto che mancava (e tre: il basilico! solo quello ci puoi mettere, in mancanza meglio niente). La serata termina con un finale degno del più abile diplomatico: "au revoir, merci beaucoup, tres gentil.. Pardon? Ah, la pizzà? ... perfect, anzì, trois fois perfect, maintenant je vous di le trois qualité, celon moi.. Liberte, egualité e fraternité, vive la France!".

Borghi di Provenza

Lourmarin (FR), 25 Aprile 2010)
Le strette vie tinte da colori caldi disegnano dolci sinuosità tra le case apparentemente vuote. Il silenzio fa parte di quella ricerca di eleganza a cui tutto è rapportato, ogni oggetto appeso al muro, ogni accostamento di colore, ogni lampada ogni soprammobile appoggiato, in modo apparentemente casuale, all'esibito davanzale. Sbirciamo dai vetri per scoprire che l'estetica da rivista d'arredamento è riservata pure all'ambito privato. L'ultima via che esce dall'abitato ci accompagna ai piedi dello chateau, il castello di epoca medievale risistemato a festa per la domenica di visite. L'insolito rumoreggiare ci incuriosisce e ci spinge ad entrare..

Traditions

Coustellet (FR), 24 aprile 2010.
La lavanda è la pianta simbolo di questa regione e la famiglia Lincelé le ha dedicato un bel museo, imperdibile tappa del viaggio in provenza, per difendere la tradizione dell'estrazione della sua essenza, svelare gli aspetti meno noti del suo ciclo di lavorazione, mostrare le sue proprietà naturali.
Il suo profumo ci accompagna per il resto del viaggio.

Marché du Provence

Orange (FR), 22 aprile 2010.
La giornata dei mercati francesi. Ad Orange, oggi come ogni giovedì, le vie sono invase da una folla educata. Banchi arabi, profumi e stoffe della zona, paella cotta al momento. Tutti acquistano come se fino alla settimana successiva i commerci fossero banditi, ma a mezzogiorno esatto il baraccare cessa d'improvviso. La gente si dilegua in modo sfumato, i venditori scompongono il puzzle multicolore con movimenti rapidi, metodoci, certamente collaudati e divenuti scienza con gli anni. Dopo poco più di un ora i meccanizzati municipali spruzzano acqua a pressione, spazzano meticolosamente ogni angolo fino al marciapiede e rifiniscono a vapore gli interstizi del pavé. Come la quinta meccanizzata del teatro cambia la scena rimandandoci ad un diverso momento spazio temporale, Orange riemerge dietro il mercato, lavata e lucidata, pronta a mostrare la propria nudità per la seconda parte della giornata.
Il più imponente teatro romano che abbia mai visto, prima celato dietro le molteplici tende a braccia estensibili, ci sovrasta ora carismatico e spande su di noi la sua ombra umida e porosa.

Biscuits

Nimes (FR), 20 aprile 2010.
All'interno delle mura medievali di Aigues Mortes c'è un'altro luogo di artisti, pittori, poeti, fotografi d'essai, seduti ai tavolini dei caffè con le enormi vetrate incorniciate a ferro. Lo storico negozio di biscotti, la Cure Gourmande è un'opera d'arte deliziosa ed elegante. Si entra contemplando la cura dell'esposizione ed i colorati disegni delle scatole in latta. Gli affabili e tentatori inservienti offrono di continuo dolcezze ammalianti ed è impossibile uscire da questo imperdibile luogo senza aver lasciato alle casse il pegno di una meritata ammirazione. L'ultimo cioccolatino che la ragazza dal nasino all'insù invita a prendere, è il saluto che la casa dei balocchi fa al visitatore prima che lasci i profumi di fanciullesca memoria e rientri, carico e sommesso, nel mondo dei grandi.

Vincent e Arles

Arles (FR), 21 aprile 2010.
La casa gialla dove il grande pittore viveva la sua stanzetta da letto, lasciata al mondo su una tela divenuta capolavoro, è stata da tempo abbattuta ed ha fatto posto ad un hotel che per caso porta il suo nome. Chissà se senza Arles, ed i suoi scorci fonte di creazione, Van Gogh avrebbe avuto la stessa notorietà? Chissà se senza la decisione dell'artista di stabiliscisi, Arles sarebbe diventata altrettanto conosciuta? Sotto un sole
pieno e rigenerante, nei pressi della grande arena romana, riflettiamo svogliati su queste inutili ipotesi storiche.

lunedì 19 aprile 2010

C'est Camargue

Sul grande piazzale all'ingresso del paesino il silenzio è trasportato e sospinto dalla brezza marina. Ci sono più di cinquanta camper, poche luci, qualche cane da compagnia affacciato pensieroso agli oblò di plastica. Le case sono basse e bianche, si respira aria iberica. La campagna inondata dal Rodano è luogo di canali e risaie, i suoi cavalli simbolo, bianchi e robusti, popolano le fattorie ridisegnate da vocazione turistica. Nel Museé de Camargue abbiamo fatto un salto indietro nel mondo contadino dell'altro secolo. Una civiltà che pur differendo per costumi e tradizioni suscita per me, ovunque la incontri, lo stesso stato d'animo nostalgico di una essenzialità magica e perduta.

domenica 18 aprile 2010

Aix an Provence

Arrivati all'imbrunire, troviamo un andirivieni vitale e silenzioso nelle stradine pedonali del grande centro. Quasi ci perdiamo, meravigliati dall'atmosfera suggestiva delle architetture pastellate. Prima di smarrire il ciottolato che ci guidava, non avendo perso altrettanto appetito, una porta in legno anticato ci conduce in un ristoro tipico ove in ostinato francese si servono provenzali composizioni.

domenica 11 aprile 2010

Vivicittà 2010



Si torna a correre e soprattutto si torna a mischiare i propri umori a quelli di tanta altra gente.
Anche stavolta la corsa mi inspira più di un tema: l'ecologia e il recupero di semplificate abitudini di vita, la solidarietà sociale e l'aggregazione tra simili, i conflitti dei singoli e quelli del mondo; nell'attesa dell'ispirazione che ne inneschi lo sviluppo, fluttueranno in modo apparentemente casuale tra mille pensieri in continuo movimento.

domenica 14 marzo 2010

Risvegli


A metà del primo giro mi sento come appena partito. Il sole sembra voler scendere pigramente questo pomeriggio. Indugia perché sa quanto è stato invocato e vuole godere del primo momento di gloria dell'anno. Sono quasi le sei, controllo ripetutamente l'apparecchio al mio polso, non voglio scendere al di sotto delle ultime medie, non posso. Sarebbe come ammettere che il periodo di inattività ha causato conseguenze che invece vorrei semplicemente ignorare. Torno a correre e torno a scrivere, anche il periodo di silenzio non ha cambiato il fervore naturale col quale tento di eguagliare ogni volta una qualche originalità. Cerco di convincermi di questo mentre un altro pensiero si sovrappone al respiro affannato dei 5 km, il giro di boa. Preferisco non ascoltare musica in cuffia, la concentrazione che arriva a far uscire la mente dal corpo ha bisogno di risalire dal rumore della realtà fino a permettermi di osservare me stesso da prospettive diverse: ora dall'alto, ora mi precedo, ora cambio visuale senza perdere di vista quello che il corpo continua a fare. Lo sorveglio ed intanto mi perdo in altri mondi. Penso al legame inscindibile che c'è tra il mio moto fisico e quello creativo, poi a qualche strampalato progetto da iniziare, fino all'incipit di un romanzo giallo, inflazionato, allora potrà essere la sceneggiatura di un noir:

un podista che intravedo da lontano procedere in senso opposto, attrae irresistibilmente il mio sguardo. Mi fisso sulla fascia colorata che ha intorno alla fronte. Non so che cosa ha di curioso, nulla, anzi è strana eppure non so dire il perché. Si avvicina, il suo viso si mette a fuoco sempre più sofferente, drammaticamente contorto, il suo passo è più irregolare, rallenta mentre da segni convulsi di cedimento. I suoi spasmi sono eccessivamente vistosi eppure continuo a guardare quel particolare senza alcun senso. Rallento involontariamente anche io, è ormai di fronte a me come mi avesse disperatamente cercato. Con i suoi ultimi scatti si inginocchia ed afferra i miei avambracci ancora oscillanti sulle giunture. I miei occhi non sono meno spalancati dei suoi, ma non so se ugualmente incrinati a sangue. Allunga il collo in modo innaturale ed emette un respiro che vorrebbe tramutarsi in qualcosa di sensato. Resta così sospeso per qualche secondo. Tutto è fermo ora, l'aria e la natura immobili. Solo quando tutto il resto del suo corpo si accascia privo di totale resistenza, mi sveglio dall'ipnosi e realizzo che un perfetto sconosciuto mi ha appena sussurrato due parole ed ha ora tutte le sembianze di chi non potrà più ripeterle. (...)

Terminate le creative fantasie è ora di rientrare sul corpo: l'allenamento sta per finire e devo essere presente e lucido per schiacciare sul tempo e verificare l'andamento ed il risultato. Poi, con la giusta calma, rientrare a casa e riversare le confuse idee sulla fredda pagina del pc: le prime di una nuova, impegnativa stagione.

lunedì 25 gennaio 2010

Safaryway for me



La sensazione è piuttosto irreale. Percorri una lunga strada, indugi agli incroci, sbagli la direzione e tenti di orientarti, cerchi quel borgo di cui non trovi più la segnalazione, finalmente riprendi il tuo itinerario. Poi, stanco, decidi di accostare. Il tempo di togliere il piede dai pedali, allungare le braccia piegate dietro la testa. Ti giri e la tua piccola casa è dietro di te. Una sorta di infantile senso di protezione unito ad una matura necessità di libertà in viaggio.


La colonna sonora è un pezzo storico al quale un piccolo cambio di sintassi trasforma il ritornello nel nome del nostro camper.

giovedì 14 gennaio 2010

RV experience - 2

Un paio di cose mi dicono che è tempo di muoversi: la preoccupante attrazione in questi giorni freddi verso il divano di casa e l'immagine non più a colori del mio abbacchiato umore.
La creatività dell'amico Leo ha sottoposto la nostra macchina dei sogni ad un piccolo restyling che non escludo di tradurre, prima o poi, in realizzazione pratica. Servirebbe a portare in giro, insieme ai passeggeri, le storie di tutti i loro incontri e di tutte le loro scoperte. Anche questo blog assumerebbe finalmente una veste definita: il diario di viaggio di due pellegrini alla perenne ricerca dell'instabile.