Orange (FR), 22 aprile 2010.
La giornata dei mercati francesi. Ad Orange, oggi come ogni giovedì, le vie sono invase da una folla educata. Banchi arabi, profumi e stoffe della zona, paella cotta al momento. Tutti acquistano come se fino alla settimana successiva i commerci fossero banditi, ma a mezzogiorno esatto il baraccare cessa d'improvviso. La gente si dilegua in modo sfumato, i venditori scompongono il puzzle multicolore con movimenti rapidi, metodoci, certamente collaudati e divenuti scienza con gli anni. Dopo poco più di un ora i meccanizzati municipali spruzzano acqua a pressione, spazzano meticolosamente ogni angolo fino al marciapiede e rifiniscono a vapore gli interstizi del pavé. Come la quinta meccanizzata del teatro cambia la scena rimandandoci ad un diverso momento spazio temporale, Orange riemerge dietro il mercato, lavata e lucidata, pronta a mostrare la propria nudità per la seconda parte della giornata.
Il più imponente teatro romano che abbia mai visto, prima celato dietro le molteplici tende a braccia estensibili, ci sovrasta ora carismatico e spande su di noi la sua ombra umida e porosa.
lunedì 26 aprile 2010
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