giovedì 12 febbraio 2009

Train de vie




Il viaggio in seconda classe da Marrakech alla capitale è un piacevole susseguirsi di paesaggi e di ragionamenti multilingua. La campagna è verde ma ha un aspetto dimenticato. Le proprietà rurali contano cinque o sei vacche, un piccolo gregge di pecore scure, almeno un mulo, vero portento della natura pre meccanizzazione. In ognuna delle basse e nude costruzioni fangose, molto distanti tra loro, vive una famiglia fatta di molti bambini. Per ognuna c'è di sicuro una storia incredibile, favola e superstizione, miseria e staticità.

Le periferie sono incomplete e polverose, le città sul mare sembrano tante occasioni mancate. Rabat indossa giacca e cravatta, anche dopo cena. Ha l'aria di chi ha cose molto importanti da fare, e bada poco ai forestieri. Eppure anche nella sua medina, il salto nel tempo magicamente si realizza non appena se ne varcano le porte a sesto acuto.

Con Hicham, che è salito con noi stamattina, si è parlato di molte cose marocchine. Fa l'insegnante di arabo e francese, è giovane e sorridente. Dice di non avere alcuna intenzione di andare a vivere in Europa. Secondo lui la vera conquista futura dovrà essere l'alfabetizzazione. Poi può anche arrivare il resto. Sfoggia ottimismo ma alle domande più critiche risponde realisticamente. Scende dopo un paio d'ore e lo salutiamo calorosamente. Spero che anche lui abbia cose molto importanti da fare.




1 commenti:

Anonimo ha detto...

siamo nel pieno del vero "blog di viaggio"...la cosa si fa interessante... molto interessante...a parte l'increscioso episodio del massaggio che ha giustamente fatto arrabbiare il sacerdote del sesso tradizionale!
p.s.-> il bicchiere di miscela grassa fatta in casa, portalo a me... per sbaglio non ho scritto il mio urlo... ehm... il mio nome di battaglia.

nice trip