lunedì 27 luglio 2009

Il trail del Bangher

Le gambe doloranti che mi sorreggono alla scrittura di queste poche righe, mi riportano all'incoscenza che ieri mattina ci ha spinto sulle montagne del biellese. Nessuno di noi si aspettava un tracciato così duro. Nel momento in cui me ne sono reso conto, era solo troppo tardi per tornare indietro. E' stato un assaggio di quello che è la montagna, vissuta nell'intensità di quasi otto ore di affanno. Qualche raid ai ristori, simili alle incursioni rapaci dove PeterBangher, il mitizzato bandito al quale la gara è intitolata, rapinava e razziava le case delle pacifiche vallate.
Nei pochi momenti in cui mi sono trovato solo credo di aver capito, pur non avendone mai razionalizzato una compiuta spiegazione, quel contraddittorio piacere che spinge all'impresa estrema e a ricercare il limite delle proprie possibilità, dove la sofferenza fisica tiene sempre in tensione quella linea psicologica che è confine tra lucidità del pensiero e l'abisso delle paure umane.
E proprio come il Bangher, che dopo essersi arreso alla ineluttabile cattura ed aver scontato la condanna imposta, tornerà a nascondersi tra le montagne e a turbare il sonno delle genti, così le mie gambe, recuperate dal giusto riposo, chiederanno di tornare a correre su altri sentieri, in perenne e ansimante fuga dalla staticità del quotidiano.




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