domenica 19 febbraio 2012

Scongiuri

Correre di domenica pomeriggio. Un orario insolito per me. Dopo tre settimane di stop forzato ne avevo bisogno, come un recluso della sua ora d'aria. Cercavo anche una risposta al mal di schiena che è misteriosamente comparso insieme all'influenza. Evitavo di parlarne, non volevo pensarci. Poi oggi il malessere psicologico è svanito, leggero come un sospiro. Di sollievo naturalmente. Reggo. La neve ha reso impraticabile il percorso sterrato che faccio di solito. Per non tornare a casa coperto di fango scelgo quello cittadino. Non c'è quasi nessuno in giro e gli scorci che vedo ogni giorno mi sembrano diversi. Qualche sera fa ho notato alcune persone che facevano running in orario notturno. Una nuova tendenza forse? Li ho osservati con invidia: riappropriarsi del tempo che durante la giornata viene sottratto da altri. Sentire la città più complice, scrutarla in  una prospettiva e in una veste insolita. Accorgersi di cose che di giorno non si sarebbero mai notate. Sentirsi padroni delle strade, degli spalti, delle piazze, dei marciapiedi. Restare coi propri intimi pensieri e con quel sottofondo di silenzio che solo la notte riesce produrre. Penso di farlo presto anche io.
La mia ora è terminata. Controllo il tempo al cronometro, niente male. Appoggio le mani ai fianchi e resto per un attimo a guardare la strada, soddisfatto. Poi le faccio scivolare dietro e tocco con entrambe la schiena. I muscoli sono caldi, difficile dire se farà male, ma ora non sento dolore. Mi basta questo. Mi basta aver trascorso un'ora dove il mio corpo ha viaggiato come una perfetta macchina e la mia mente è riuscita a staccarsene, poteva osservarlo correre o poteva spostarsi altrove, a visitare altre situazioni, ad incontrare altri pensieri, a vivere altre storie. Solo alla fine sono tornati ad riunirsi, lei più arricchita e lui più temprato. Magia della corsa, prodigi di un modesto podista alla ricerca di improbabili certezze.

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