lunedì 22 dicembre 2008

Il racconto di Natale

Complicare situazioni pianificate e alla fine divertirsi comunque, questa la sintesi di una bella domenica in clima natalizio. Nasce orientata a vivere la città, scegliamo Torino, con sottofondo sonoro su variazioni merry christmas. Si parte in treno, si farà il tour del centro, i portici, Piazza San Carlo, Via Roma, Piazza Castello, Via Garibaldi, il mercato permanente di Corso Valdocco, sempre pieno di inusuali merci in stock, magari un giro al nuovo Museo d'Arte Orientale, è lì vicino. Dimenticavo, il consueto passaggio al negozio di anticaglie dietro Piazza Statuto, ormai è una tappa fissa. L'ho scoperto per caso anni fa attirato da un cartello scritto a pennarello “si valutano mobiglie”. Nessun'altra indicazione. Una rientranza del palazzo, cancelletto in ferro bloccato in apertura, una scala stretta e poco invitante che conduce, piuttosto male, ad un seminterrato al livello del regno dei ratti. Lì il mondo del tempo perduto, dove è facile perdere tutte le ore residue della giornata e anche perdere di vista la persona con la quale si era entrati. Nel labirinto creato dall'esposizione della merce, sistemata con meticolosa casualità, abbinamenti estemporanei a tutti gi effetti opere d'arte: lampada liberty sopra scrittoio Enrico VIII o tappeto di zebra ai piedi di poltroncina versailles.

Vola via solo un oretta, ma ci ritroviamo entrambi ad ammirare un servizio bavaria rifinito in oro zecchino, apparecchiato nell'interezza dei suoi 40 pezzi sopra un enorme tavolo pulito e lucidato (è una rarità in questo posto altamente sconsigliato agli allergici alla polvere) per l'occasione. Il ragazzo che compare alle nostre spalle ci racconta, circa la provenienza di quelle porcellane, una storia che ha il sapore dovstojeskiano: una vecchia signora di nobiltà sfiorita, una badante remissiva, le strane vicende del palazzo storico che abitano. La trattativa sul prezzo è breve (forse effetto della crisi) ma dopo essere rinsaviti ed aver realizzto di essere arrivati in treno, mostriamo qualche esitazione. Il giovane però è un venditore nato e proverà a confezionare il tutto, rendendolo trasportabile; ci invita a tornare più tardi, valutare il volume dei pacchi e decidere al momento, senza alcun impegno. Si torna a passeggiare in centro quasi risollevati.E' già buio quando riscendiamo nello scantinato belle epoque, più per correttezza che altro: decisi a rinunciare all'acquisto, goderci la serata in qualche locale, ringraziando infinitamente per la pazienza.Come immaginavamo i pacchi sono abnormi, del peso ai limiti anche di un carico equino. La cura della confezione è però stupefacente, carta, cartone e spago grosso, da far invidia ad un emigrante dei primi del 900.

Il finale di questa piccola storia è meglio narrato dalle immagini, sempre più eloquenti di ogni altro discorso.




2 commenti:

juvennio ha detto...

L'immagie dei due ragazzi ripresi nella fotografia iniziale, mi ricorda quella abbastanza famosa credo, tra un marinaio ed un'infermiera, scattata a New York per festeggiare la fine delle 2^ Guerra Mondiale.Ma è stata casuale? se sì, complimenti. Ciao

Anonimo ha detto...

gulp!!! la rivisitazione in chiave moderna del "bacio all'hotel de ville" di robert doisneau... con la basilare differenza che quella foto sembra fosse "preparata"... mentre la vostra sicuramente no. peccato per la ragazza leggermente tagliata fuori dall'inquadratura.

sino ad ora pensavo che nessuno potesse osare un acquisto del genere a tre giorni di natale...
...siete più naif di un decoro villeroy&boch e date più gioia di una statuina thun!!!

buon natale!!!
@