giovedì 1 settembre 2011

il b&b e l'arte di ospitare

Domenica pomeriggio, la penultima di agosto, siamo nella nostra casa in campagna ancora per qualche giorno di vacanza. Il caldo asfissiante non ha nessuna intenzione di concedere tregue nonostante siano quasi le sei. I muri spessi tengono vivibili le stanze, ma guai a mettere fuori la testa. Scruto dalla finestra come il sole sottomette possente tutto il paesaggio. Cerco con lo sguardo un luogo in cui si senta sollievo, ma anche le ombre degli alberi appaiano sbiadite e tenui. Dalla stradina bianca che risale dalla provinciale prendono forma due figure colorate e ondeggianti. Svanito l'effetto fata morgana il loro avanzare resta oscillante, sono in sella a due biciclette piuttosto cariche, due turisti non proprio da villaggio all inclusive che devono aver letto le lettere b&b verniciate sulle colonne del vecchio cancello. Esco per far vedere che il luogo non è disabitato. Sono Olandesi, due fratelli non proprio giovanissimi, diretti a Roma ed in cerca di una stanza dove fare una doccia e passare la notte. Li accolgo in un inglese inceppato, entro nel ruolo del gestore, continuo ad andare avanti e indietro tra le stanze indeciso se mostrarmi presentissimo o al contrario molto discreto, quasi invisibile. Quando riappaiono lavati e profumati resto solo colpito dal fatto che gli abiti che ora indossano, polo e pantaloni lunghi in jersey, sono assolutamente privi di qualsiasi segno di piega. Questi si che si chiamano viaggiatori! Non so come abbiano fatto ad estrarre l'abito da sera da quelle borse tecniche attaccate alle ruote, ma da questo momento in poi non mi stupisce più nulla delle cose che scopro dei due nordici. Né il fatto che un manager ed un professore universitario alle soglie della pensione abbiano deciso di partire da Amsterdam diretti a Roma per strade panoramiche secondarie o il racconto del loro viaggio che tengono in rete, o il loro serafico buonumore dal naturale contagio.
La mattina mi alzo di buon'ora e mentre gli ospiti caricano ed attrezzano  nuovamente i velocipedi, sono dietro alla penisola della cucina che imbastisco e improvviso una colazione continentale. Le mie uova vanno a ruba, il pane scaldato si accompagna con tutto, dispenso consigli di cucina e di viaggio. E' il piacere dell'accoglienza, è come invitare gli amici a casa, preparare tutto con cura e coccolarli con piccoli particolari e goderne del risultato con la propria famiglia.
I saluti di congedo sono una festa, come se ci si conoscesse da una vita o come se quello fosse l'incontro del secolo. Ripartono e d'un tratto ci accorgiamo che il sole è di nuovo ad incutere timore. Rientriamo in casa, torniamo alla routine vacanziera, decisamente appagati da questa variante di vita, forse una via di fuga nel caso   si voglia scappare dalla prima. Senza muoversi molto, in questo luogo di ospitalità e silenzio, il mondo può in qualsiasi momento venirci a far visita.

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