martedì 6 dicembre 2011

Ruby tuesday

L'appuntamento è per le otto e mezza davanti all'ufficio. Sono un po' in ritardo, mi affretto perché non voglio che sembri abbia qualche esitazione. Il buon Davide è già lì che mi aspetta, stavolta non è per andare a correre come d'abitudine. Niente caffè, non si può ancora. Ci avviamo a piedi, è una giornata di inaspettato sole. Entrati nella struttura camminiamo con passo agile e veloce, facciamo slalom tra le molte persone presenti nel corridoio, la maggior parte piuttosto lente loro malgrado. Le indicazioni ci fanno arrivare alla nostra zona. Alla reception siamo facce nuove, non ci conoscono. "E' la prima volta?", rispondo di si, vorrei motivare, vorrei spiegare che l'ho detto e pensato almeno in un centinaio di occasioni, che ogni volta che parlavo con qualcuno che già lo faceva diventavo immediatamente in sintonia con la sua consuetudine, come fossi anche io un grande sostenitore, ma per il momento da esterno, giusto il tempo di trovare l'occasione per passare a farlo, tanto era già preventivato, quasi come se lo avessi praticamente fatto, solo da formalizzare l'atto finale, il momento vero e proprio, questione di dettagli e poi anche io potevo dire di averlo già fatto, anzi solo lasciandolo intendere, nemmeno sottolineandolo troppo perché non c'è nulla di cui vantarsi. Ma i sorrisi riservati per noi mi fanno desistere dal proferire inutili parole, mi rendo conto che non ce n'è alcun bisogno. La notizia che siano nuovi iscritti si diffonde immediatamente nelle altre stanze e ad ogni passaggio della trafila la sensazione di essere così considerati  fa svanire gli ultimi residui di rimorso. Sono seduto nel corridoio di attesa, leggo uno dei quotidiani a disposizione, vicino a me ci sono facce che non ho mai conosciuto, non tutti si guardano intorno come me, ma ciascun viso assomiglia ad un volto amico. Vengo chiamato, è passato un bel po' di tempo ma mi sembra trascorso pochissimo. Vengo fatto accomodare sul lettino, l'addetta alla mia stanza è poco cordiale, chiedo di utilizzare il braccio sinistro ma si spazientisce. E' la prima che non mi sorride, credo sia nervosa per via del comportamento di qualche sua collega, pochezze, ma in fondo quello è un luogo di lavoro come tanti altri. Il momento vero e proprio trascorre ancora più velocemente. L'addetta nel frattempo è cambiata, questa è di nuovo gentile, mi impedisce di alzarmi nonostante insista e mi porta un succo di frutta, fresco, biologico. Adesso ho quasi fretta di alzarmi, di spostarmi in quell'ambiente che sento già familiare, di dire arrivederci a tutto il personale sorridente e di uscire a testa alta. Alla fine ci concedono di passare in un'altra stanza, mangiamo, riceviamo raccomandazioni, mi siedo perché sento di farlo, ma è solo suggestione, sto benissimo, meglio di quando sono entrato. Siamo di nuovo fuori e si conferma una bella giornata, un vero peccato non andare a correre,  meglio di no oggi. Passeggiamo tranquilli godendoci le vie ormai riscaldate in questo pacifico giorno di sole, il primo da donatori.


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